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Cercavoce
view post Posted on 29/12/2011, 17:02




Mostrare






Salve Ciurmaglia da quattro dobloni spezzati, questo articolo tratta di un solo, semplice importantissimo principio: l'importanza del Mostrare.

O per dirla all'inglese: lo Show don't Tell.

Qui sono riunite tutte le linee guida da seguire per ottenere una scrittura Concreta, Trasparente e Incisiva.


La Narrativa di Genere

Prima di cominciare, è bene ricordare che le tecniche qui descritte sono strumenti utili a chi desidera scrivere Narrativa.

La Narrativa è l'arte di narrare una storia al fine di far emozionare il lettore. In particolare, di fargli provare quell'emozione che egli desidera provare.

Esistono diverse categorie di romanzi che tutti noi conosciamo. Abbiamo le investigazioni dei romanzi Gialli, la passione e le tenerezze dei romanzi Rosa, il terrore degli Horror, la meraviglia del Fantasy e della Fantascienza, le risate del Comico e via dicendo. Ogni lettore sceglie ciò che legge in base a ciò che vuole ottenere.

Se vuole provare tensione e quel brivido della scoperta, andrà a cercare un romanzo Giallo.
Se desidera piangere un poco ed emozionarsi nel vivere l'amore di due amanti, leggerà un Rosa.
Se vuole aggrapparsi alla pagina con gli occhi sgranati, la sera, con la lampada accesa per il terrore, prenderà un Horror.
Se desidera spalancare la bocca dallo stupore e leggere di cose impossibili, punterà sul Fantasy e sulla Fantascienza.

Senza andare a studiare le sottocategorie di ogni genere, ognuna di queste tipologie di romanzi appartiene alla narrativa.

Ciò di cui andremo a parlare qui di seguito non sono altro che le Tecniche e gli Studi che più di un secolo e mezzo di scrittori hanno messo a punto per perseguire lo scopo della narrativa, ovvero:

Immergere il lettore nella storia a tal punto da fargli dimenticare di star leggendo

Qualsiasi opera che non abbia tale scopo, non si considera narrativa e rientra in altre categorie di letteratura, che qui sul Vascello non trattiamo.

Detto questo, andiamo a cominciare.



Lo Scopo di una Storia: Far Immedesimare il Lettore


Il trucco è semplicemente questo: far immedesimare il lettore. Solo così si scrive una buona storia, un buon romanzo, un buon racconto. Ma come fare per farlo immedesimare?
La risposta è semplice, mio caro sacco di vomito di un pirata, fargli dimenticare di star leggendo.

Il lettore non si deve ricordare di essere seduto in poltrona, non si deve rendere conto di girare le pagine. Non deve nemmeno sapere che le pagine esistano. Il libro sparisce, il romanzo non c'è più. C'è solo la storia.


E per riuscirci è sufficiente una cosa sola: non introdursi nelle pagine.

A scuola s'impara che esistono il narratore onniscente, il narratore in prima persona e in terza limitata. Già, ma a scuola non s'insegnano tecniche narrative e a scuola non si sa che introdursi nel racconto è una colpa assai grave per uno scrittore che intenda far vivere al meglio la storia.


--- Il capitano era un uomo piuttosto strano. Innanzitutto, aveva il vizio non di ridere le sue risate, ma di ringhiarle, con quella sua voce cattiva e malvagia, che fuoriusciva dai suoi orribili denti, tutti brutti e storti. E aveva un viso terribilmente spaventoso, che incuteva timore al sol vederlo.

--- Il capitano si avvicinò al timone, strinse le maniglie della ruota e ringhiò una risata. Schizzi di bava fuoriuscirono dai denti marci appesi alle gengive nere. Gli occhi d'acciaio circondati da rughe simili a crepacci fissarono l'orizzonte, il ghigno stampato sul volto. Puntò l'unghia spezzata e sporca dell'indice contro il pirata vicino. - Tu! Corri a prendermi una bottiglia dalla mia scorta personale, prima che ti appenda all'albero maestro col tuo stesso intestino!-
Il pirata sbarrò gli occhi, annuì e corse via.



Nel primo esempio sentiamo qualcuno che ci racconta com'è fatto il capitano. Noi sappiamo che tipo sia non perché lo abbiamo conosciuto noi, perché lo abbiamo visto, ma perché qualcuno ce lo ha detto. Per la precisione, perché il Narratore ce l'ha detto.

Ma certe cose vanno bene nelle fiabe, nelle favole. Non certo in un romanzo. Non in un romanzo che voglia davvero chiamarsi tale e che abbia davvero intenzione di far immedesimare il lettore nella storia.

La tecnica celata dietro il secondo esempio, che narra la scena del capitano che spaventa un pirata, è solo una: Mostrare anziché Raccontare.


Ma voglio darti un altro esempio, mozzo che non sei altro, voglio narrarti la storia del Capitan James Jimmy Rage, e di come il suo nome scomparve per sempre.

Di come egli divenne il Capitan Cercavoce.



La Voce




Dritta: lato destro
Sinistra: lato sinistro


McCark sospirò al timone, con l’odore della salsedine nel naso e il rollio del brigantino sotto i piedi. Si sfregò i baffetti con il dito e riportò la mano sulla maniglia della ruota. Le vele bianche dell’Orizzonte di Fuoco si stagliavano dinnanzi a lui, gonfie del vento che soffiava verso nord-est sollevando le onde contro la parete di roccia che, a dritta, torreggiava sul vascello. Gli strilli dei gabbiani confusi in mezzo allo sciabordare delle onde e al vociare dell’equipaggio.
McCark prese il fazzoletto dal taschino della camicia e pulì gli occhiali. Li inforcò sul naso.
«Quartiermastro.»
McCark si voltò, guardò in basso. Gli occhi d’acciaio del capitano lo fissarono. McCark si corrucciò. «Problemi, capitan Rage?»
Il capitano fece passare le unghie nere e spezzate della mano sulla basetta sinistra, grigia come i capelli. «Sapete in cosa ci imbatteremo fra qualche ora?»
McCark si massaggiò la spalla, fissò la distesa d’acqua a sinistra. «Non saprei dirvi, capitano. Stiamo costeggiando le pareti di roccia da…» Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni il cipollotto d’argento, lo aprì con uno scatto. «Da un giorno e nove ore, dunque dovremmo raggiungere il porto…» Rimase a bocca aperta, portò lo sguardo sul capitano.
Il capitan Rage ringhiò una risata, la bava schizzò fuori dai denti marci. «Ve lo siete ricordato, allora. Un diavolo di cristiano come voi doveva ricordarsela già prima una cosa del genere!»
«Buon Dio… non avrete davvero intenzione di…»
«Dannazione eterna, ce l’ho eccome, quartiermastro!» Il capitano sorrise, sollevò la bottiglia color ruggine nella mano sinistra e tracannò un sorso. «Se giriamo attorno alle Onde di Dio impiegheremo due giorni in più per arrivare, e voglio sollevare le gonne di una donzella al più presto.» Diede uno sguardo alla ciurma che si affaccendava sul ponte. Snudò i denti in un ghigno. «E credo di non essere il solo.»
McCark prese la Bibbia dallo stesso taschino del fazzoletto e se la rigirò fra le mani. Deglutì. «Capitano, per amor di Gesù Cristo, sfidare quelle acque significa...»
«Sfidare Dio Onnipotente?» Gli occhi d’acciaio lo fissarono, i denti gialli in bella mostra. «Pregate quanto volete sulla vostra dannata Bibbia, quartiermastro, io attraverserò le Onde di Dio,» sguainò la squarcina e ne fece guizzare la lama davanti agli occhi di McCark, «a costo di affrontare il Signore io stesso!»
McCark si fece il segno della croce, la Bibbia sul cuore. «Capitano, vi prego di ripensarci. Non avrete né il favore di Dio né quello dell’equipaggio se-»
«La ciurma è già convinta.» Il capitano rinfoderò la squarcina. «Ho promesso loro di bere del rum anziché il solito grog annacquato se riusciremo ad attraversare le Onde.» Snudò i denti marci. «A quanto pare, l’unico diavolo su questa nave a temere Dio e certe favolette siete voi.»
Il capitano ringhiò una risata e si diresse verso il ponte. McCark strinse la ruota di legno con una mano e tenne la Bibbia sul cuore con l’altra. Rimase al timone a recitare Pater Noster fino al tramonto, quando, arrossate dal sole insanguinato, le Onde di Dio si mostrarono all’Orizzonte di Fuoco, che ammutolì.
Provenienti da ovest, onde alte quanto vele si sollevavano e percorrevano il mare sino a schiantarsi contro la parete di roccia. Uno spruzzo di schiuma eruppe all’impatto e si rovesciò sul ponte. Un pirata scivolò con un grido.
McCark rimise la Bibbia nel taschino, si fece il segno della croce e cercò con lo sguardo il capitano, intento a fissare le Onde di Dio dal parapetto di sinistra. «Capitano!» Il capitan Rage non si voltò, il ghigno marcio dipinto sul volto. «Capitano, vi scongiuro, è una pazzia! È una bestemmia! In nome del Cielo, torniamo-»
«Indietro?» Il capitan Rage si voltò, gli occhi d’acciaio spalancati dalla follia. «No, quartiermastro.» L’Orizzonte avanzò, dritto verso le Onde. «Questo brigantino affronterà le Onde di Dio, le supererà e attraccherà al porto più vicino, oppure colerà a picco!» Ringhiò una risata, si voltò e si mise a sbraitare ordini alla ciurma.
McCark strinse la ruota di legno, deglutì. La prima onda sollevò l’Orizzonte, che s’innalzò sulla superficie del mare e vi ripiombò addosso. Spruzzi d’acqua salata investirono McCark, che strinse i denti e piantò i piedi al suolo per non cadere.
«Uomini alle vele!»
«Serve aiuto nella stiva!»
Un’onda inclinò l’Orizzonte a dritta. McCark si puntellò sul piede destro e spinse la ruota verso sinistra. «Pater Noster, Qui es in caelis…» Un muro d’acqua gli si abbatté addosso. Il piede scivolò e McCark rimase appeso al timone per le maniglie, la gola bruciante per il sale ingoiato. La ruota scattò verso destra e l’Orizzonte s’inclinò ancor più a dritta. Un grido si perse fra gli schianti delle onde.
«Uomo in mare!»
La risata del capitano ruggì nell’aria. «Che se lo prenda Dio!»
McCark si rimise in piedi, gridò e tirò il timone verso sinistra. Le braccia si contrassero per lo sforzo, la gola si serrò. L’Orizzonte virò, si sollevò a prua, ricadde in avanti e sollevò cascate d’acqua su entrambi i lati. «Buon Dio!» McCark riportò il timone diritto, le dita scivolose strinsero sul legno. La ruota tirò verso destra, McCark la spinse a sinistra. «Mio Signore, vi assicuro che se avessi… le mani… libere…» Il timone tornò diritto e un’ondata rovinò sui pirati sul ponte. Le urla degli uomini ingoiate dall’acqua. «Se avessi le mani libere, vi assicuro che sarebbero intrecciate in preghiera per Voi!»
Un’onda si erse sul lato di sinistra, torreggiò su McCark, oscurò la timoneria con la sua ombra. McCark sgranò gli occhi, spalancò la bocca, si aggrappò al timone e urlò. L’onda gli piombò addosso, la faccia e il petto abbattuti dalla mole d’acqua, la gola e i polmoni un incendio di sale. L’Orizzonte impennò di scatto a dritta e sollevò per le gambe McCark, che rimase aggrappato alla ruota con le mani. «Santo Iddio!» Il timone vorticò da solo verso destra, McCark perse la presa, precipitò incontro al parapetto e al mare sotto di lui. Gridò.
Una risata ringhiò nell’aria e una mano dalle unghie nere lo agguantò per il polso. «Dannazione eterna, sono più vecchio io di voi, quartiermastro!» Il capitano era appeso alla maniglia del timone, con il brigantino tanto inclinato verso dritta da far sembrare il pavimento una parete. Snudò in un ghigno i denti marci, fiumi d’acqua grondarono dalle basette. «Eppure qui sembro essere io quello ancora capace di manovrare questo demone d’un timone!»
Il capitano ringhiò, issò McCark verso di sé e spinse il timone a sinistra. Il brigantino tornò orizzontale e McCark sbatté la faccia contro il legno.
McCark si rialzò, si aggrappò alla spalla del capitano per non scivolare sullo strato d’acqua che copriva il vascello. Il rosso del tramonto lasciò il posto alla notte e le Onde di Dio infuriarono contro l’Orizzonte di Fuoco, che tremò e gemette al piegarsi del legno. Banchi di nubi oscurarono le stelle e fruste di vento si lanciarono incontro alle vele, le squarciarono e le ridussero a brandelli. I lampi incendiarono il cielo e i fulmini lo squartarono, piombando come lance nel mare.
McCark spalancò gli occhi, scosse il capitano per le spalle. «Capitano! Vi scongiuro non Lo sfidate oltre!» Un’onda travolse il brigantino, lo inclinò verso prua. Le urla dei pirati ingoiate dai tonfi dei corpi in mare. «Chiedete perdono! Chiedeteglielo! Gesù, capitan Rage, chiedete perdono al Signore!»
Il capitano ringhiò e spinse via McCark, che finì contro il parapetto di poppa. Gli occhi d’acciaio del capitan Rage si accesero dei fulmini del Cielo. «Mai, quartiermastro!» Sollevò il pugno destro verso Dio, reggendo il timone col sinistro. «Mai chiederò perdono a Lui, a quel tuo Signore Onnipotente che se ne sta lassù a guardarci!»
«Capitano vi prego!» Uno scossone spinse a dritta McCark, che si aggrappò al parapetto con un grido. Gli occhiali caddero in mare. L’onda salata gli incendiò la gola. «Capitano…» Tossì, un conato di vomito lo costrinse con le ginocchia a terra. «Per l’Amor del…» Vomitò una boccata d’acqua; il sale delle onde gli bruciò gli occhi. «Per l’Amor del Cielo, capitano!»
Il capitan Rage snudò i denti marci e ringhiò un risata, gli schizzi di bava fra gli spruzzi del mare. Indicò con l’unghia nera le nubi, le basette grigie grondarono cascate d’acqua; gli occhi d’acciaio incendiati dai lampi e dai fulmini sfidarono il Cielo. «È tutto qui, Padre Eterno?!» Ringhiò una risata. «È tutto qui, Signore dei Cieli?!» Ne ringhiò un’altra e un’altra ancora. «Non riesci a fermare un uomo? Non riesci a fermare un pirata?» Digrignò i denti marci in un ghigno. «Non riesci, a fermare, Me?!»
Un tuono scosse il cielo e vibrò nel legno del brigantino, che risuonò di assi spezzate e urla di uomini e schianti di onde. Un fulmine si abbatté sull’albero di mezzana, che esplose in una tempesta di fiamme e schegge di legno; un altro investì il brigantino sul fianco sinistro e lo lanciò a dritta. Il capitano perse la presa sul timone e cadde, ringhiando una risata, fra le Onde di Dio.
McCark lo seguì con un grido. Un’onda lo travolse e il mare nero lo ingoiò. McCark vorticò su sé stesso nell’acqua, che gli entrò nel naso e gli invase la gola. Strinse la Bibbia nel taschino con la destra e con l’altra mano sbracciò in cerca della superficie. La gabbia toracica torchiata dalla forza dell’acqua.
Portò la testa fuori in una boccata d’aria. Tossì, si sbracciò per tenersi a galla senza lasciar andare la Bibbia. Un’onda più alta dei suoi alberi inghiottì l’Orizzonte di Fuoco, che sprofondò in una tempesta di assi in frantumi.
«Signore Misericordioso!» McCark annaspò, cercò con lo sguardo il capitano, o chiunque altro, fra le onde che lo portavano su e giù, su e giù. «Capitano!» Il fragore di un tuono rombò in risposta, seguito dallo sciabordare di un’onda che gli si abbatté addosso. L’acqua piombò come pietra sul cranio.
McCark strizzò gli occhi sull’oscurità del mare, li richiuse. Portò le mani al taschino della camicia. Vuoto.
Singhiozzò. L’acqua gli si insinuò in bocca, nel naso. McCark singhiozzò di nuovo. “Signore, perdonateci...” L’incendio di sale gli scorticò la gola; l’acqua gli stritolò la gabbia toracica. “Pietà di noi, Signore. Pietà!” Strinse i denti, aprì gli occhi; contrasse le mascelle, si dimenò, stropicciò il taschino vuoto fra le mani.
Si fermò. La testa pesava, gli occhi gonfi pulsarono. “Pietà, Signore…”
Lance di luce attraversarono l’acqua nera. Il canto di una voce di bambina risuonò nell’aria e un bagliore dorato circondò McCark, il quale, senza muovere un muscolo, si sollevò. Si ritrovò fuori dal mare, a mezz’aria. Vomitò l’acqua raccolta in gola e in petto. Trasse una, due boccate d’aria e spalancò gli occhi, scalciò nel vuoto. Il mare si placò e il canto riecheggiò nel cielo punteggiato di stelle bianche.
Un globo di luce dorata, identico a quello che lo circondava, emerse dal mare in lontananza, seguito da un altro, un altro e un altro ancora. All’interno, con gli occhi sbarrati quanto i suoi, i membri dell’equipaggio osservavano attorno a sé, con le bocche spalancate.
La voce di bambina smise di cantare. «Capitan Rage...» Il nome riecheggiò nell’aria.
La figura del capitano emerse dall’acqua dinanzi a McCark, che sussultò. Nessuna luce circondava il capitan Rage. Le basette, pallide come fiamme spettrali, fluttuarono nell’aria accanto alla faccia come immerse nell’acqua; crepacci di rughe affondavano nella pelle attorno agli occhi d’acciaio, diramandosi lungo le guance e la fronte. Le pupille due puntini neri fissi sul cielo.
La salita del capitano si fermò; un fascio di luce scaturì da una stella in cielo e lo investì. Il capitan Rage non si mosse.
«Capitan James Jimmy Rage» disse la voce di bambina, che rise. «Dio non è contento di voi, capitan Rage.» Dal mare, immobile come una lastra di vetro, emersero tre alberi dalle vele nere, spiegate. «Ma Dio ricorda, mio capitano, ricorda l’uomo che eravate un tempo.» Il vascello, integro, si sollevò in aria, con l’acqua che scorreva lungo le fiancate fino a cadere in mare. Lo scafo non era più di legno, ma d’acciaio, di un rosso cupo come il sangue. Tre file di sportelli si aprirono sulla fiancata, da cui fuoriuscirono le bocche di cannoni neri come le vele.
La voce di bambina rise, e una lacrima solcò le rughe del capitan Rage. «E anch’io lo ricordo, capitano…»
Il bagliore che lo circondava s’intensificò e McCark volò sin sul ponte dell’Orizzonte di Fuoco, seguito dagli altri pirati.
McCark spalancò la bocca. Corde spesse quanto braccia s’innalzavano da terra sino alla cima delle vele, lanterne dalle fiamme bianche pendevano da pali d’acciaio lungo i parapetti; una porta di legno massiccio, affiancata da due rampe di scale, era sormontata dalla timoneria, su cui attendeva una ruota nera dalle maniglie di sangue.
Il capitan Rage atterrò in mezzo all’equipaggio, senza staccare gli occhi dalla stella da cui scaturiva il fascio di luce che lo circondava.
«Vi sarà data una possibilità, capitan James Jimmy Rage, per lavare via il sangue dalle vostre mani…» Il capitan Rage strinse i pugni. «…e dalla vostra cintura.» Il capitano chinò il capo, chiuse gli occhi; le basette fluttuanti sulle guance solcate dalle lacrime.
«Trovatemi» disse la voce di bambina.
Un’ondata di vento gonfiò le vele, l’Orizzonte di Fuoco puntò la prua verso il cielo e schizzò incontro alle stelle. McCark si avvicinò e si sporse dal parapetto: il mare si allontanò, la parete di roccia svanì sotto di lui e, mentre il cuore gli balzava in gola, i contorni della Norvegia, dell’Inghilterra e dell’Europa si delinearono ai suoi occhi, che si spalancarono di fronte alla vista del mondo intero, che fluttuava, assieme alla luna, in una notte eterna, illuminata dal globo solare e dalle sue fiamme dorate.
McCark si fece il segno della croce, con gli occhi fissi sui pianeti e le stelle che scorrevano via dietro la poppa dell’Orizzonte e gli sciami di pietre che schizzavano nel vuoto e i vortici neri, come buchi nella notte eterna, che le risucchiavano assieme alle luci dell’universo.
«Trovatemi, mio capitano» disse ancora la voce di bambina. «Cercatemi fra le stelle e fra le terre e fra i mari ignoti agli uomini.» La voce rise. «Trovatemi, e sarete perdonato.»
L’Orizzonte di Fuoco si fermò. I pianeti smisero di correre via e un globo di fiamme, identico al sole ma di un bianco accecante, ruotava su sé stesso in lontananza, circondato da mondi dalle tinte blu, rosse e verdi.
«D’ora in avanti...» sussurrò la voce di bambina. «...voi sarete il capitan Cercavoce.»
McCark si voltò. Il fascio di luce sul capitan Rage si spense. I membri dell’equipaggio si guardarono in giro, incerti se osservare il capitano, immobile al centro del ponte con il capo chino, o la notte eterna che li circondava.
McCark si avvicinò al capitano, si guardò attorno. Deglutì. «Capitan Rage, i-»
Le unghie nere del capitano afferrarono McCark per il bavero. Il volto ancora chino. «Non l’hai sentita?» Lo lasciò andare. L’equipaggio si immobilizzò, gli sguardi si congelarono su di lui. Il capitano alzò il capo, gli occhi d’acciaio fissi sulla notte eterna. «Mai più su questo vascello si udrà quel nome.» Si voltò, osservò i pirati uno ad uno, sino a fissare McCark. «Ora è il capitan Cercavoce a guidarvi.» Raggiunse la porta affiancata dalle rampe di scale. «Verso quale porto, per il momento, lasciamolo decidere a Dio…» Entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.
McCark si massaggiò la spalla sinistra, scosse la testa. Aprì la bocca; la richiuse. Si fece il segno della croce e, portando la mano al petto, si fermò. Infilò la mano nel taschino della camicia.
Dentro c’era la Bibbia.
E con essa i suoi occhiali.



Mostrare e non Raccontare

Il racconto "La Voce" segue una semplice regola: Mostrare e non Raccontare. In inglese, Show don't Tell. Ma in cosa consiste questa regola? Come fa uno scrittore a mostrare al meglio una scena?

Ci sono due termini che fanno da padrone quando si parla di Show don't Tell: Concretezza e Precisione


Concretezza


Immaginiamo una bella piratessa che, salita sul vascello, voglia ingraziarsi Cercavoce per non essere gettata in pasto ai pesci (si sa che le donne portano sfortuna a bordo!), cosa farebbe? Probabilmente metterebbe in mostra le sue grazie, non le starebbe mica a raccontare!


--- La piratessa mostrò il glorioso e prosperoso seno al capitano, sorridendo con aria assai maliziosa. Fu proprio quel suo bel sorriso da angelo a convincere il capitano a tenerla con sé nelle sue stanze, piuttosto che darla in pasto ai pesci.

--- La piratessa si avvicinò a Cercavoce, ancheggiando ad ogni passo e facendo danzare i fianchi e il ventre scoperti dalla camicia aperta, che lasciava intravedere il reggiseno e la carne che vi stava sotto. Cercavoce deglutì, si passò una mano sul colletto zuppo di sudore.
- Capitano...- La piratessa gli mise le mani fra le basette e inclinò la testa di lato. Gli occhi d'acciaio del capitano fissi sui due globi di morbida carne che ballonzolavano dietro la camicia. - ...fa parecchio caldo su questo vascello, non trovate?- La piratessa si tolse la camicia, prese la bottiglia di rum dalla mano di Cercavoce e bevve, lasciando che l'alcool le scorresse lungo il collo e le bagnasse il petto. Il rum colò sino ai pantaloni, tanto bassi da lasciar intravedere le anche, su cui scivolarono cascatelle d'alcool. - Nelle vostre stanze è più fresco, forse?- Si passò la lingua sulle labbra, sorrise e sbatté le ciglia.
Cercavoce annuì, la mascella contratta e la gola secca. Indicò con la mano la porta delle sue stanze. - Prego...-
La piratessa si avvicinò a Cercavoce e gli baciò una guancia, vicino alle labbra, sorrise di nuovo. Si scostò e si diresse alle stanze, con lo sguardo di Cercavoce fisso sul didietro che si muoveva a sinistra e a destra, a sinistra e a destra...



Quale di questi due esempi ti ha causato maggiori spasmi libidici risate?

Dubito che sia il primo. E questo perché il primo usa solo termini Astratti, mentre il secondo usa solo termini Concreti.

Puoi cercare di descrivere quanto vuoi una scena, ma se usi i termini astratti, non otterrai mai una descrizione sufficientemente valida dello svolgimento dei fatti da far emozionare il lettore come dovuto, da farlo immedesimare.

Ma analizziamo le frasi.

--- La piratessa mostrò il glorioso e prosperoso seno al capitano, sorridendo con aria assai maliziosa. Fu proprio quel suo bel sorriso da angelo a convincere il capitano a tenerla con sé nelle sue stanze, piuttosto che darla in pasto ai pesci.

--- La piratessa gli mise le mani fra le basette e inclinò la testa di lato. Gli occhi d'acciaio del capitano fissi sui due globi di morbida carne che ballonzolavano dietro la camicia. [...] La piratessa si tolse la camicia, prese la bottiglia di rum dalla mano di Cercavoce e bevve, lasciando che l'alcool le scorresse lungo il collo e le bagnasse il petto. Il rum colò sino ai pantaloni, tanto bassi da lasciar intravedere le anche, su cui scivolarono cascatelle d'alcool.


Nella prima frase abbiamo i seguenti aggettivi o metafore: Glorioso, prosperoso, assai maliziosa, bel, da angelo.

Nella seconda abbiamo invece: d'acciaio, morbida.


Per mostrare al meglio una scena basta usare termini CONCRETI, ovvero che si rifacciano ad uno dei cinque sensi. Se si fa uso di termini astratti, come glorioso o malizioso, non si dà un'immagine, non si dà una sensazione. Si dà un'informazione.

Un buon racconto deve lasciare che le informazioni le tragga il cervello del lettore indirettamente. Ciò significa che per dire che Cercavoce, ad esempio, è un folle, non devi scrivere "Cercavoce era un folle", devi trovare un modo indiretto per farlo.

Come in questa scena del racconto "La Voce"

--- Il capitan Rage snudò i denti marci e ringhiò un risata, gli schizzi di bava fra gli spruzzi del mare. Indicò con l’unghia nera le nubi, le basette grigie grondarono cascate d’acqua; gli occhi d’acciaio incendiati dai lampi e dai fulmini sfidarono il Cielo. «È tutto qui, Padre Eterno?!» Ringhiò una risata. «È tutto qui, Signore dei Cieli?!» Ne ringhiò un’altra e un’altra ancora. «Non riesci a fermare un uomo? Non riesci a fermare un pirata?» Digrignò i denti marci in un ghigno. «Non riesci, a fermare, Me?!»


Folle è un aggettivo astratto, proprio come Prosperoso, Malizioso, Bello e Angelico.

Un buon racconto concreto è sempre scritto con Sostantivi e Verbi.


Gli aggettivi non fanno che modificare i sostantivi, sono deboli e spesso superflui. Si mettono aggettivi solo quando servono davvero e quando questi sono concreti. L'aggettivo "morbido" riferito al seno della Piratessa è concreto, si rifà al senso del TATTO, così come gli occhi "d'acciaio" di Cercavoce. Dire che sono "d'acciaio" si rifà al senso della VISTA. Se io dico invece che il seno è prosperoso, a quale senso si rifà? Se gli occhi sono malvagi e "penetranti", a cosa mi aggrappo? O meglio, a cosa si aggrappa il lettore?



Una Piratessa che accoglierei volentieri nelle mie stanze




Quando scrivi, ricorda quindi di usare solo termini che si rifacciano ai cinque sensi. Vista, Udito, Olfatto, Tatto e Gusto. E a null'altro.



Precisione


Per scrivere un buon racconto non è sufficiente utilizzare solo termini concreti, è bene essere il più precisi o specifici possibile.

Con il termine Precisione s'intende l'uso dei termini migliori nel racconto al fine di rendere più chiara una scena. Al fine di farla capire al lettore senza usare giri e rigiri di parole inutili.

Primo esempio:

--- L'uomo andò incontro al drago con la spada alzata e lo uccise

--- Il cavaliere caricò il drago con la spada levata e gli trafisse il cuore

Secondo esempio:

--- Cercavoce guardò intensamente la bottiglia senz'alcool dentro, prese la spada e la ruppe.

--- Cercavoce fissò la bottiglia vuota, sguainò la squarcina e la distrusse.

Terzo esempio:

--- L'essere proveniente da Marte alzò una mano e la fece battere contro quella dell'uomo indossante la tuta spaziale.

--- Il marziano sollevò una mano e diede il cinque all'astronauta.


In tutti questi esempi è bastato trovare termini più precisi per rendere al meglio la scena. "Andò incontro" non è preciso e chiaro quanto "Caricò" e "Uccise" non dice in che modo l'uccide, al contrario di "gli trafisse il cuore"; "Guardò intensamente" è un modo stupido di descrivere un'azione quando esiste un verbo più chiaro come "fissò"; "l'essere proveniente da Marte" è un marziano e "far battere la mano contro un'altra" significa "dare il cinque".

Sono tutti esempi molto semplici e che possono far sembrare la cosa più facile di quanto non si pensi. In realtà non è così semplice e più volte, mentre si scrive, bisogna fermarsi a riflettere, perché trovare un termine preciso è fra i compiti più importanti.

Se non sei in grado di trovare termini precisi, non sarai in grado di mostrare al meglio una scena. La tua penna deve scrivere ben più dei soliti quattro verbi. Uno scrittore che conosca il suo lavoro ha una più vasta capacità di linguaggio proprio per questo: perché è abituato a cercare i termini migliori.
Ciò significa che dovrai tenere vicino a te, come la Bibbia, il dizionario dei Sinonimi e Contrari. Ma non per evitare ripetizioni, bensì per trovare i termini migliori.



La penna di uno scrittore è precisa e affilata quanto la spada di un cavaliere




Una scrittura più precisa è una scrittura più elegante, più incisiva e più chiara.



Riconoscere il Raccontato

Come può uno scrittore alle prime armi capire come trovare ed eliminare il raccontato?

Beh, sappi una cosa: il raccontato ha dei seguaci, i terribili mostri del raccontato! Come Pirata e come Scrittore è tuo dovere scovarli in mezzo al tuo racconto ed eliminarli a colpi di penna e spada. Ho intenzione di aiutarti facendoti dono di un bestiario completo per riconoscere queste orribili creature.

Perciò, armati per bene e preparati ad affrontare i mostri del raccontato!


Lo prode scrittore che affronta un temibile mostro del raccontato!




Gli Avverbi

Gli avverbi sono la forma di raccontato più comune e semplice da riconoscere. Quando vedi un avverbio, stai certo che un mostro del raccontato si aggira nel racconto. Sono rarissimi i casi in cui un avverbio si presenti come la soluzione migliore per descrivere una scena.

Primo Esempio:

--- Cercavoce fissò intensamente i globi carnosi della piratessa, che, dopo essersi voltata, si tolse maliziosamente il reggiseno, che lasciò cadere a terra.

--- Cercavoce fissò i globi carnosi della piratessa, che sorrise, si voltò e si slacciò il reggiseno, che fece scivolare via dal petto e lasciò cadere a terra.

Secondo Esempio:

--- Il drago attaccò selvaggiamente il cavaliere e con gran violenza lo sbatté contro la parete della caverna.

--- Il drago si gettò sul cavaliere con un ruggito. L'uomo si scansò, si rialzò e parò una zampata con lo scudo, schivò le zanne del drago e tagliò una delle corna dirette al ventre. Il drago si sollevò sulle zampe posteriori e gli vomitò una vampata di fuoco addosso. L'armatura divenne rovente, il cavaliere gridò e si accasciò al suolo, dimenandosi. Il drago ruggì e lo scagliò con una zampata contro la parete della caverna.

Terzo Esempio:

--- Il guerriero sollevò crudelmente la spada e l'affondò con violenza nel petto del barbaro, che ruggì, gli afferrò improvvisamente il collo e gli piantò con ferocia l'ascia nella spalla. Il guerriero emise un rantolo, lasciò andare fatalmente la spada e cadde a terra assieme al barbaro.

--- Il guerriero sollevò la spada e l'affondò nel petto del barbaro, che ruggì, gli afferrò il collo e gli piantò l'ascia nella spalla. Il guerriero emise un rantolo, lasciò andare la spada e cadde a terra assieme al barbaro.

Gli avverbi sono un modo pigro di descrivere l'azione, oppure un modo stupido per allungare il racconto, che di certo non ha bisogno di essere allungato da dei termini inutili. Ogni parola conta, ogni singolo termine in una frase ha la sua importanza e gli avverbi sono troppo Generici o completamente Astratti per accettarli.

L'ultimo esempio, in particolare, fa capire quanto siano inutili. Se credi che senza dire "crudelmente" o "con violenza" la scena sarebbe diversa, trova un modo migliore per esprimere la crudeltà e la violenza. Un avverbio porta con sé il narratore, ricorda al lettore che sta leggendo.

Proviamo ad esprimere i toni degli avverbi in altro modo.

--- Il guerriero sollevò crudelmente la spada e l'affondò con violenza nel petto del barbaro, che ruggì, gli afferrò improvvisamente il collo e gli piantò con ferocia l'ascia nella spalla. Il guerriero emise un rantolo, lasciò andare fatalmente la spada e cadde a terra assieme al barbaro.

--- Il guerriero sollevò la spada, le pupille dilatate fissarono il petto del barbaro e un ghigno si dipinse sul volto. Piantò la lama nel cuore dell'avversario, che sbarrò gli occhi, snudò i denti e ruggì. La mano del barbaro scattò fino alla gola del guerriero, la stritolò sotto le dita. Con la mano libera, il barbaro sollevò l'ascia e la piantò nella spalla del guerriero, che spalancò gli occhi, emise un rantolo.
Con la mano tremante, il guerriero lasciò andare la spada e cadde a terra, assieme al barbaro.



Uno scrittore che affronta coraggiosamente un Mostro degli Avverbi!




Gli Aggettivi Astratti

Altro orrendo abominio del raccontato è l'Aggettivo Astratto, ovvero un aggettivo che non si rifà ad alcun senso.

Eccoti uno specchietto contenente una lista dei più celebri aggettivi astratti. Quando ne trovi uno nei tuoi racconti, eliminalo all'istante e trova un modo migliore per descrivere ciò che avevi in mente!

[QUOTE]
Bello, Malvagio, Brutto, Buono, Sincero, Determinato, Risoluto, Bugiardo, Codardo, Speranzoso, Riluttante, Affranto, Triste, Allegro, Glorioso, Imponente, Gentile, Duro, Spietato, Stupido, Intelligente, Selvaggio, Pauroso, Fifone, Sprezzante, Fantasioso, Spensierato, Ansioso, Protettivo, Sicuro di Sé, Incerto...
[/QUOTE]
Sono parecchie le tipologie di Mostri dell'Aggettivo Astratto. Solitamente si riferiscono al carattere di un personaggio. Lo scrittore inesperto, infatti, s'introduce nella storia per dirci com'è tale personaggio anziché mostrarci le sue azioni per permettere a noi di decidere come egli sia.

Perciò, anziché scrivere

--- Cercavoce era un pervertito e un ubriacone.

mostra una scena come questa:

--- Cercavoce avanzò barcollando sulla spiaggia, con la bottiglia di rum nella mano destra. Strabuzzò gli occhi: una sirena stava prendendo il sole sulla spiaggia; i seni rivolti al cielo. Cercavoce si nascose dietro a un cespuglio, snudò i denti marci in un ghigno e si mise a spiarla.

Ho usato un solo aggettivo, uno solo: marci.

Non esiste un termine più preciso di "denti marci" per descrivere la dentatura perfetta di Cercavoce. O se esiste, io non lo conosco ancora.

Gli unici aggettivi utilizzabili, che non fanno parte delle schiere dei Mostri dell'Aggettivo Astratto, sono gli Aggettivi Concreti, ovvero che si rifanno ad uno dei cinque sensi.

Eccoti uno specchietto guida contente una serie di aggettivi concreti.

[QUOTE]
Vista

Rosso, Blu, Verde, Qualsiasicoloretuvoglia, Ondulato, Spezzato, Legnoso, Dritto, Rettilineo, Curvo, Circolare, Qualsiasiformadesideri, Lucente, Brillante...

Udito

(tutti riferiti a un suono o a una voce)

Acuto, Basso, Femminile, Maschile, Distorto, Squillante, Metallico...

Tatto

Morbido, Rugoso, Duro, Freddo, Caldo, Tiepido, Zigrinato, Spugnoso, Umido, Asciutto...

Olfatto

Acre, Dolce, Metallico...

Gusto

Dolce, Salato, Amaro, Agrodolce...
[/QUOTE]
Ricordati sempre, però, che i sostantivi e i verbi sono più forti di un aggettivo e che se hai la possibilità di evitare del tutto l'aggettivo, concreto o astratto che sia, ebbene, fallo. Si mettono aggettivi solo quando serve davvero.

Inoltre, bisogna stare molto attenti nella ricerca di aggettivi concreti, ci sono Mostri degli Aggettivi Astratti che ben si celano fra di essi. Ad esempio, nel caso di un odore, l'aggettivo "Nauseante" è ben poco concreto e piuttosto astratto. Molto meglio descrivere l'odore facendo un paragone che dia una sensazione di nausea al lettore e mostrare la nausea del personaggio.

--- Cercavoce ruttò una zaffata d'alcool e pesce marcio in faccia a McCark, che strabuzzò gli occhi e piombò a terra privo di sensi.



Un Feroce Mostro degli Aggettivi Astratti è in cerca del prossimo racconto da rovinare, potrebbe essere il tuo!




Gli Aggettivi Generici

Ancor più infidi degli aggettivi astratti e più difficili da scovare sono i Mostri degli Aggettivi Generici, ovvero quegli aggettivi che potrebbero sembrare concreti, ma che in realtà lo sono ben poco. Per essere più precisi, appunto, sono aggettivi poco precisi.

Generici.

Sono aggettivi generici, ad esempio:

CITAZIONE
Enorme, grande, alto, grosso, basso, rapido, fulmineo, pesante, titanico, gigante, minuscolo...

Ma vediamo gli esempi:


Primo Esempio:

--- L'enorme e titanico drago stritolò il cavaliere fra le zanne.

--- Il drago si erse sul cavaliere, oscurò il cielo con le ali. Scattò col collo in avanti e stritolò il cavaliere fra le zanne.

Secondo Esempio:

--- Camilla era molto bassa, non come Giorgio, che era davvero alto.

--- Camilla, appoggiata di schiena alla parete della camera, alzò gli occhi dal libro e si trovò di fronte la pancia di Giorgio, che le sorrise, le afferrò i fianchi e la sollevò per baciarla.

Terzo Esempio:

--- Cercavoce sollevò il pesante forziere del tesoro e lo portò nelle sue stanze

--- Cercavoce si piegò a stringere le maniglie del forziere, fece forza sulle gambe e, con gli occhi e la lingua di fuori, la mascella contratta, le braccia tremanti e le ginocchia scricchiolanti, lo sollevò. Sbuffò, mugolò per lo sforzo e lo portò sin nelle sue stanze.


Questi Mostri del Raccontato sono assai pericolosi. Dire, ad esempio, che uno sparo è "rapido", non rende quello sparo davvero rapido. Bisogna esprimere la rapidità dello sparo in un altro modo.
Ad esempio con un verbo. Un novellino potrebbe usare solo il verbo "volare" riferito al proiettile, ma magari uno più allenato a cercare termini migliori scriverebbe...

--- Cercavoce ringhiò una risata, puntò alla testa del pirata e premette il grilletto. Il proiettile gli schizzò incontro e gli spappolò il cervello.

Il verbo "schizzare" rende molto meglio l'idea della velocità del proiettile, mostra meglio la scena.


Per dire che Cercavoce è basso, nel racconto "La Voce" non ho scritto "Cercavoce era molto basso", ho scritto invece così:

--- «Quartiermastro.»
McCark si voltò, guardò in basso. Gli occhi d’acciaio del capitano lo fissarono.


Se McCark deve guardare in basso significa che il capitano è più basso di lui.

Certo, potrebbe anche essere che McCark sia un gigante, ma è più probabile il contrario. E se avessi voluto dire che McCark è piuttosto alto, gli avrei, per esempio, fatto sbattere la testa contro lo stipite della porta.


Fai bene attenzione ai Mostri degli Aggettivi Generici. Se vuoi esprimere grandezze, velocità, peso e altro, non devi raccontare che sono grandi, veloci e pesanti, devi mostrarlo in altro modo.


Un grosso Mostro degli Aggettivi Generici sta uscendo dalla laguna per azzannare il tuo racconto!
Uccidilo finché sei in tempo!




Forme d'Insicurezza

Esistono pirati codardi che han paura di essere precisi, oppure tanto pigri da non volerlo fare. In ogni caso, essi sono preda dei Mostri dell'Insicurezza, che si mostrano sotto due tipologie: Gli avverbi come Quasi, Piuttosto o Pressocché, e i verbi di tentativo o di riuscita, come Provare a, Riuscire a, Tentare di...

Analizziamo entrambi.


Avverbi d'Insicurezza

Primo Esempio

--- I denti di Cercavoce erano piuttosto marci, praticamente neri

--- I denti di Cercavoce erano neri dal marciume

Secondo Esempio

--- Il cavaliere alzò la visiera dell'elmo, aveva parecchio caldo.

--- Il cavaliere alzò la visiera dell'elmo, sbuffò, prese il fazzoletto di stoffa dal fianco e se lo passò sulla fronte.

Terzo Esempio

--- La distesa di ghiaccio era pressoché infinita dinanzi all'uomo.

--- La distesa di ghiaccio dinanzi all'uomo si perdeva nell'orizzonte.

Quarto Esempio

--- Il minuscolo gatto si avvicinò a Cercavoce e l'osservò con i suoi occhioni azzurri. Il capitano lo prese e cercò con lo sguardo il cuoco. - Ehi tu, portalo in cucina e facci un panino, mi è venuta fame!-

--- Il gattino si avvicinò a Cercavoce e l'osservò con i suoi occhioni azzurri. Il capitano lo prese; il gatto gli stava in una mano. Cercò con lo sguardo il cuoco. - Ehi tu, portalo in cucina e facci un panino, mi è venuta fame!-


Anziché dire che i denti di cercavoce sono praticamente neri, dì che sono neri. O sono neri, o non lo sono. Punto. Il lettore ricorderà solo il colore, non il praticamente.
Fa molto caldo? Non dire che fa piuttosto caldo, mostra il Cavaliere che si terge la fronte dal sudore.
La distesa di ghiaccio è vastissima? Non dire "pressoché infinita", mostra la distesa che si perde all'orizzonte.
Il gatto è minuscolo? Mostra il gatto che sta in una mano di Cercavoce.


Un altro esempio celebre sono i colori.

--- Il sangue quasi nero del pirata formò una pozza in terra.

Se scrivi "quasi nero" sai cosa si ricorderà il lettore?

Il nero, appunto. Il quasi non serve a niente, se non a rendere più imprecisa la scena. Se il sangue non è nero, non scrivere nero. Se il sangue è nero, scrivi nero.


Nota Importante: Affiancati agli avverbi d'insicurezza, ci sono i Mostri dei Superlativi e Mostri degli Aggettivi Indefiniti. In parole povere, scrivere "Lunghissimo, Altissimo, Pesantissimo" o "Molto Lungo, Assai Alto, Davvero Pesante" non serve a niente e non rende quel determinato sostantivo così lungo, così alto e così pesante. Dirai al lettore che lo è, ma non glielo mostrerai con la dovuta precisione.


Verbi di Tentativo e Riuscita

Nella buona narrativa non esiste tentare o riuscire, esiste solo l'azione. Devi perciò eliminare tutti quei verbi pleonastici che si rifacciano alla riuscita o al tentativo di qualcosa.

Primo Esempio

--- Cercavoce provò a girare la ruota del timone, ma senza riuscirci.

--- Cercavoce spinse la ruota del timone verso sinistra, digrignò i denti per lo sforzo, ringhiò. Il timone non si mosse.

Secondo Esempio

--- Lo scrittore riuscì ad uccidere il mostro del raccontato.

--- Lo scrittore strabuzzò gli occhi di fronte alle zanne del mostro del raccontato che correva incontro al suo racconto, afferrò la penna, gridò e si gettò addosso alla creatura. Si aggrappò alle corna e, mentre quella si dimenava ruggendo, gli piantò la penna nel cuore.

Terzo Esempio

--- Il destriero s'impennò ma il cavaliere riuscì a restare in sella.

--- Il destriero s'impennò ma il cavaliere restò in sella.


Per rendere più emozionante una scena è meglio descriverla per bene, come nel secondo esempio. E nel caso non sia necessario, perché superfluo, soffermarsi a descrivere così dettagliatamente la scena, si elimini almeno il verbo pleonastico. Come nell'ultimo esempio.
In questo modo la scena è ancor più breve, meglio mostrata e più diretta, oltre che elegante.


Un Mostro piuttosto feroce degli Avverbi d'Insicurezza e uno dei Verbi Pleonastici.
Devi riuscire a eliminarli!




Espressioni Temporali

Molti scrittori inesperti sono portati a inserire nei propri racconti inutili Espressioni Temporali, finendo preda dei loro Mostri. Cose come Poi, Dopo, Prima, Così, Quindi, Improvvisamente...

Primo Esempio

--- Cercavoce prima si alzò dal letto, poi sbadigliò e infine si infilò le sue ciabatte rosa di Hello Kitty.

--- Cercavoce si alzò dal letto, sbadigliò e si infilò le sue ciabatte rosa di Hello Kitty.

Secondo Esempio

--- Il cavaliere mirò al punto scoperto dell'armatura sotto l'ascella dell'avversario, così riuscì a ferirlo.

--- Il cavaliere mirò al punto scoperto dell'armatura sotto l'ascella dell'avversario e lo ferì.

Terzo Esempio

--- L'alieno ingoiò gli occhi della vittima, poi ne aprì il cranio e quindi ne succhiò il cervello.

--- L'alieno ingoiò gli occhi della vittima, ne aprì il cranio e gli succhiò il cervello.

Caso particolare e di grande importanza è quello dell'Improvvisamente. Oltre ad essere un avverbio, e portare quindi del raccontato con sé, non rende affatto improvviso ciò di cui si parla, lo rende invece meno improvviso!

--- McCark sospirò al timone. Un'ondata d'acqua lo travolse.

--- McCark sospirò al timone. Improvvisamente, un'ondata d'acqua lo travolse.


Quale ti è sembrata più improvvisa, mozzo?


Un Alien Mostro delle Espressioni di Tempo!
Prima Sparagli e poi sparagli ancora!




Verbi Sensoriali Pleonastici

Oltre ai Verbi di Tentativo e Riuscita, esiste un'altra categoria di verbi pleonastici: i Verbi Sensoriali. Come come "sentì, vide, udì, avvertì" sono inutili se il Pov [Nota: da riscrivere ancora] è ben ancorato al Personaggio.

Primo Esempio

--- Cercavoce vide una sirena dai lunghi capelli d'oro su di uno scoglio e sentì il suo canto celestiale.

--- Cercavoce si fermò a bocca aperta. Una sirena dai lunghi capelli d'oro sedeva su di uno scoglio e cantava con voce celestiale.

Secondo Esempio

--- Il poliziotto prese la pistola e sentì sul palmo della mano che era fredda.

--- Il poliziotto prese la pistola; l'acciaio freddo sul palmo della mano.

Terzo Esempio

--- Superman sentì l'odore di un incendio a millentordici chilometri di distanza e si lanciò in volo verso di esso.

--- Superman corrucciò le sopracciglia e annusò l'aria; un incendio si stava consumando a millentordici chilometri di distanza. Si lanciò in volo verso di esso.


Non serve scrivere i verbi sensoriali se eliminandoli si ottiene un effetto maggiore.


Non vedi che C'è un Mostro dei Verbi Sensoriali?!
Armati e distruggilo!




Numeri Concreti e Astratti

Viene quasi spontaneo pensare che non esista nulla di meglio per mostrare la scena di utilizzare numeri e unità di misura.

Peccato che non sia così.

Il cervello umano impiega del tempo a registrare numeri troppo grandi e più il numero è grande, più esso diventa astratto.

Esempi di Numeri Concreti

--- Cercavoce prese le due bottiglie sul tavolo, snudò i denti in un ghigno. Appoggiò entrambi i colli delle bottiglie sulle labbra, aprì la bocca e si versò la doppia cascata d'alcool giù per la gola.

--- L'alieno sollevò lo sguardo dalle cinque carte che teneva in mano. L'astronauta, seduto all'altro lato del tavolo, osservava le sue con un sorriso sul volto.

--- Le tre ballerine s'inchinarono agli applausi del teatro.

Esempi di Numeri Astratti

--- Diciassette pirati si affaccendavano sul ponte.

--- Il corridoio è lungo trentaquattro metri.

--- Cercavoce era alto un metro e cinquanta centimetri.


Quando i numeri sono più di cinque cominciano a diventare astratti. Sei è ancora accettabile, sette anche e volendo si può arrivare fino a dieci, ma più aumentiamo, più la mente del lettore fatica a figurarsi la scena.
Inoltre, le unità di misura non vanno bene. La maggior parte dei lettori non è in grado di figurarsi in un istante la grandezza di "due metri" o "un metro e mezzo". Deve fermarsi a riflettere, oppure sorvolerà la cosa e in seguito si ricorderà solo che il personaggio in questione è molto alto o molto basso.


Un esercito di 8473 scrittori affronta un Mostro dei Numeri Astratti!




Verbi di Dialogo Astratti

Faremo in seguito un articolo approfondito sui dialoghi, ma per anticipare una cosa importante: evita verbi di dialogo astratti. Per astratti intendo cose come "Ribatté, concordò, asserì, affermò, ironizzò, schernì, anticipò..."

In pratica, tutto ciò che non tocca uno dei cinque sensi. Cose come "Disse, gridò, tuonò, sussurrò, bisbigliò, ringhiò" e altro possono andar bene, se la frase è breve (vedremo nel dettaglio nel futuro articolo), perché si rifanno al senso dell'udito.


Esempi di Espressioni Astratte

--- Cercavoce si avvicinò al pirata che stava pulendo il ponte con una scopa. - Harr! Portami una maledetta bottiglia, mozzo!- ordinò.

--- Ugobaldo sollevò le mani; lo sguardo incollato al vaso rotto in terra. - Non sono stato io!- negò.
- Sì invece!- ribatté Agenore, con gli occhi fuori dalle orbite.


--- Il cavaliere si chinò sulla principessa e le sorrise. - Ti amo- confessò.
La principessa sorrise a sua volte e lo prese fra le braccia. - Ed io amo te- dichiarò.



Se sostituite con "disse" o eliminate tali espressioni, il senso delle frasi non cambia di una virgola: è la situazione a dare il senso alla frase, non il verbo che la segue.


Esempi di Espressioni Concrete

--- - Che tu sia dannato!- ringhiò Cercavoce. - Possa tu finire in pasto ai pesci con una bottiglia rotta su per il...- Un moscerino gli si ficcò in gola e Cercavoce si accasciò sul parapetto tossendo. - Bastardo...- sussurrò fra i colpi di tosse.

--- - No- tuonò Odino. - Nulla oltrepasserà il sacro ponte arcobaleno, né raggiungerà le soglie di Asgard.- Si alzò dal trono e fissò le schiere degli dei. Sollevò la lancia al cielo. - Preparatevi alla guerra!- ruggì, con l'unico occhio incendiato dalla furia.

--- - Non posso- sussurrò Kira, fra le braccia del nonno. - Ho paura del buio- disse fra i singhiozzi.
- Mia piccola bambina, non devi temere il buio- disse il nonno, che le sorrise. - Ma se proprio lo desideri, rimarrò accanto a te finché non ti addormenterai.-



Se sostituite queste espressioni con "disse" o le eliminate quando possibile, difficilmente avrete lo stesso effetto di prima.


monsterbyrandis
Guarda che teneri! Due piccoli e pucciosi Mostricciatoli dei Verbi di Dialogo Astratti!!!puntoesclamativo!! :lol:

Spezzagli le gambe :evil:




Rendere un Racconto più Incisivo

Bene, ora che abbiamo visto tutti i Mostri del Raccontato, avanziamo di livello e parliamo di come rendere un racconto più incisivo.
Sì, perché non basta evitare l'uso di aggettivi astratti, avverbi, numeri astratti, forme d'insicurezza e verbi pleonastici per rendere un racconto dannatamente buono.

CITAZIONE
Nota: va ricordato che un racconto dannatamente buono è dannatamente buono principalmente perché la storia è dannatamente buona e perché l'idea dannatamente buona alla base dannatamente buona è proprio dannatamente buona, perciò leggere tutto questo aiuterà, dannatamente bene, a rendere le tue storie più dannatamente incisive, ma non salveranno le tue storie dannatamente penose dall'essere dannatamente penose e non le renderanno dannatamente buone solo perché hai seguito tutto quel che c'è scritto qui a proposito del rendere dannatamente buono un racconto.

Dannatamente chiaro, no?

Detto questo, cominciamo:



Il Pieno Significato del Mostrare - Ovvero: lavorare sui cinque sensi e oltre

Quando si parla di Mostrare, si pensa per lo più alla necessità di rendere vivi i particolari visivi di una storia e mostrare, appunto, tutto ciò che accade. Ciò è assai triste, perché se c'è una cosa che i libri sanno fare, e la tecnologia di adesso non ancora, è evocare sensazioni di qualsiasi sfera percettiva, rendendo la storia fotuttamente. maledettamente. immensamente...

EPICA!



Ma visto che parlare funziona meno rispetto al mostrare, lascio la parola a due esempi.


Esempio di scena scritta sufficientemente bene

--- Il cavaliere raggiunse la caverna del drago, col sole che si nascondeva fra le nubi cariche di pioggia. Indossò l'elmo che portava sotto il braccio ed estrasse la spada dal fodero, avanzando fra le carcasse di animali e uomini che avevano sfidato la bestia: il cadavere di un uomo senza testa era circondato da un nugolo di mosche e miriadi di vermi costellavano la carne morta.
Il cavaliere abbassò la visiera dell'elmo e trasse un respiro. - Vieni avanti, bestia infernale!-
Dalle viscere oscure della caverna emerse la testa del drago, con le zanne snudate e la bava verde che cadeva a terra, seguita dal corpo dalle squame nere. Le ali di pipistrello si spiegarono dinanzi al cavaliere oscurando la luce del sole.
Il cavaliere levò la spada al cielo. - Per la gloria di Camelot!- Si lanciò incontro al drago, con la spada brandita a due mani. La bestia scattò con la testa in avanti e vomitò una vampata di fuoco. Il cavaliere si gettò a terra di lato, si rialzò e spiccò il salto: calò la lama sul collo squamato, ma la bestia si spostò, girò su sé stessa e investì il cavaliere con la coda.
Il cavaliere cadde a terra, strinse i denti per il dolore e si rialzò. La vampata lo investì.
Cadde a terra, con gli occhi sbarrati che osservavano il drago attraverso la visiera. Una lacrima scivolò sulla guancia.
Le zanne della bestia si chiusero su di lui.

Esempio di scena scritta dannatamente bene meglio

--- Il cavaliere raggiunse la caverna del drago, col sole che si nascondeva fra le nubi cariche di pioggia e il vento freddo che gli schiaffeggiava la faccia. Indossò l'elmo che portava sotto il braccio ed estrasse la spada dal fodero, avanzando fra le carcasse in putrefazione di animali e uomini che avevano sfidato la bestia: il cadavere di un uomo senza testa era circondato da un nugolo di mosche e miriadi di vermi costellavano la carne morta in mezzo al tanfo della decomposizione, misto allo zolfo acre che si sollevava dagli abissi della grotta.
Il cavaliere abbassò la visiera dell'elmo con uno scatto metallico e trasse un respiro. - Vieni avanti, bestia infernale!-
Dalle ombre della caverna tuonò un ruggito che fece tremare la terra, vibrò nelle viscere del cavaliere. La testa del drago emerse dall'antro, con le zanne snudate e la bava verde che cadeva a terra, sfrigolando a contatto con le carcasse. Nuvole di vapore si sollevarono dove cadde la saliva e bruciarono negli occhi del cavaliere, che tossì nel respirare il fumo gelido.
Il collo serpentino del drago si mostrò ai suoi occhi, seguito dal corpo dalle squame nere. Le ali di pipistrello si spiegarono: oscurarono la luce del sole fra le nubi e sollevarono raffiche di vento fra gli sbuffi di vapore che s'innalzavano da terra.
Il cavaliere levò la spada al cielo. - Per la gloria di Camelot!- Si lanciò incontro al drago, con la spada brandita a due mani e il grido di battaglia che gli vibrava in petto. La bestia scattò con la testa in avanti e vomitò una vampata di fuoco. L'ondata di calore invase l'aria. Il cavaliere si gettò a terra di lato, si rialzò e spiccò il salto nel clangore dell'armatura: calò la lama sul collo squamato, ma la bestia si scansò, girò su sé stessa e investì il cavaliere con la coda.
Le ossa scrocchiarono e il metallo gemette. Il cavaliere gridò, cadde a terra, strinse i denti per le fitte laceranti che scavavano nella schiena e si rialzò. La vampata lo investì, l'armatura si arroventò, gli ustionò il petto, gli scorticò la carne delle gambe, delle braccia, del ventre. L'interno dell'elmo si fuse: le guance bruciarono, gli occhi pulsarono, le orecchie scoppiarono e i denti, la lingua, il palato e la gola divennero un inferno rovente. L'universo esplose nel calore.
Il cavaliere cadde a terra, con gli occhi sbarrati che osservavano il drago attraverso la visiera. Una lacrima scivolò sulla guancia carbonizzata.
Le zanne della bestia si chiusero su di lui.



Se andiamo a toccare, oltre la vista, l'udito, il tatto, l'olfatto e il gusto, e magari anche i sensi meno comuni, come l'equilibrio e le sensazioni viscerali dei conati di vomito e dello stomaco che si contorce, facciamo vivere la scena molto, molto più intensamente!

Quando si parla di Mostrare, dunque, si parla di Far Vivere. Si parla di descrivere la scena in ogni suo aspetto, scegliendo quei particolari che più servono per farla vivere.

Si parla di descrivere quelle sensazioni che permettono di vivere, soffrire e gioire come il personaggio.

Non servirebbe a niente, ad esempio, descrivere il colore degli occhi del cavaliere all'inizio della scena, né avrebbe avuto senso descrivere minuziosamente ogni cadavere dinanzi alla caverna, o il paesaggio attorno. Non avrebbe avuto senso nemmeno descrivere le squame del collo del drago nel momento dell'attacco.
Una scena d'azione è rapida, rapidissima. Con frasi brevi in modo da colpire velocemente. Quando invece la scena rallenta e non è più un vortice di colpi (Il cavaliere salta sul drago, la bestia si sposta e lo colpisce con la coda, vampata di fuoco...), allora possiamo decidere di descrivere più accuratamente la scena per dare maggiore impatto.

Se dai dettagli inutili, il lettore si stufa e chiude, e si chiede perché accidenti ti fermi a descrivere persino i sassi sul cammino del cavaliere; se non ne metti, il lettore storce il naso e chiude, e si chiede perché accidenti lo scrittore sia stato così pigro.

Devi mettere i dettagli che contano, caro piratucolo. E devi farlo toccando ogni senso umano, ogni sua percezione. Se lo farai, la scena sarà più viva di quanto si possa immaginare.


soulfirebygypcg
Cazzo stai lì a descrivere le rocce? Fammi sentire il ruggito tonante della bestia!
Fammi gridare dal dolore per l'incendio delle sue vampate! Mostrami gli artigli immensi!
Fammi sentire le ossa scricchiolare e l'odore invadermi la gola!
Fammi affrontare 'sto maledetto drago come si deve!




Il Termine Migliore

Gli scrittori migliori sono artisti della parola non perché conoscono un'infinità di termini e perché rigirano le frasi con arguzia intellettualmente letteraria, ma perché sanno quale parola usare e dove doverla usare.

La Precisione non è cosa da sottovalutare in un racconto. La stessa scena mostrata in modo diverso può diventare molto più viva. E non perché vengono aggiunte altre parole, o perché ci si cala nel descrivere i particolari, ma perché vengono usati i termini migliori. Per la precisione, sostantivi e verbi.

Esempio di scrittura concreta ma poco precisa

--- Cercavoce tirò fuori dal fodero la spada e rise, con la voce ringhiante. - Non avrai il mio tesoro, Barbanera!-
Barbanera si fece avanti, con la spada in mano e gli occhi che guardavano il forziere dietro Cercavoce. - Questo lo dici tu!-
Cercavoce gridò e attaccò Barbanera con un colpo laterale diretto al fianco. La spada avversaria fermò il colpo, si spostò da quella di Cercavoce e si lanciò incontro al petto.
Cercavoce si spostò di lato e colpì al collo. La testa di Barbanera cadde al suolo con un colpo sordo.


Esempio di scrittura concreta e precisa

--- Cercavoce sfoderò la squarcina e ringhiò una risata. - Non avrai mai il mio tesoro, Barbanera!-
Barbanera fece un passo avanti, con la sciabola sguainata e gli occhi puntati verso il forziere alle spalle di Cercavoce. - Questo lo dici tu!-
Cercavoce ruggì e sferrò un fendente al fianco di Barbanera. La sciabola bloccò la squarcina, scattò a sinistra e affondò verso il petto.
Cercavoce schivò di lato e calò la lama sul collo di Barbanera. La testa crollò al suolo con un tonfo.



Noterete che c'è una gran differenza fra i due esempi. La seconda versione è nettamente meglio della prima, proprio perché i termini utilizzati sono più precisi e mostrano al meglio l'azione.

Se impari ad usare il termine giusto, caro pirata, potrai considerarti uno scrittore come si deve.


Uno scrittore davvero preciso sa colpire anche il lettore più difficile!




Evitare il Passivo

L'uso del passivo è tipico di uno scrittore alle prime armi, che non ha ancora l'orecchio o l'occhio sufficientemente allenato per capire se una frase colpisce o meno.

Vediamo i seguenti esempi:

Primo esempio

--- Cercavoce strozzò il pirata col suo intestino.

--- Il pirata venne strozzato col suo intestino da Cercavoce.

Secondo esempio

--- Il cavaliere trafisse il cuore del drago.

--- Il cuore del drago fu trafitto dal cavaliere.


In entrambi i casi è evidente la differente potenza d'impatto suscitata dalla frase. Il passivo non rende l'idea, non offre la stessa forza della forma attiva.

Per colpire il lettore, usa la forma attiva.



Ecco una scrittrice che non sa cosa significhi "Forma Passiva"




Curarsi dall'Imperfettus Imperandus

Ci sono scrittori che soffrono di una gravissima malattia: l'Imperfettus Imperandus.
Sono quegli scrittori che, quando scrivono al passato, scrivono cose come questa:

--- Cercavoce fuggiva da Barbarossa con il forziere in mano, faceva le linguacce verso di lui, metteva un piede di fronte all'altro, ansimava per la corsa, scavalcava i massi sulla spiaggia, evitava le tartarughe, schivava i proiettili dell'avversario e si salvava dalla sua ira.


Puah!

L'imperfetto è impreciso, serve a descrivere azioni prolungate nel tempo, non è incisivo come il passato remoto. Nel racconto "La Voce" ho cercato di evitare l'imperfetto proprio per questo: per colpire maggiormente il lettore.
L'imperfetto rende tutto generico, fumoso. Ciò che è concreto diventa fuffa.


--- Cercavoce fuggì da Barbarossa con il forziere in mano, gli fece una linguaccia, mise un piede di fronte all'altro, ansimò per la corsa, scavalcò i massi sulla spiaggia, evitò le tartarughe, schivò i proiettili dell'avversario e si salvò dalla sua ira.

Molto più incisivo.


Se non siete convinti:

--- Il mago cadde a terra con un grido, mentre il cavaliere schivava la vampata di fuoco, si lanciava sul drago, si aggrappava al collo, si issava sulla schiena e gli piantava la spada nella spina dorsale. L'arciere, vicino ad un albero, si tirò via una caccola dal naso.

--- Il mago cadde a terra con un grido. Il cavaliere schivò la vampata di fuoco, si lanciò sul drago, si aggrappò al collo, si issò sulla schiena e gli piantò la spada nella spina dorsale. L'arciere, vicino ad un albero, si tirò via una caccola dal naso.


L'imperfetto non attira l'attenzione. Il passato remoto, al contrario, invoglia la lettura. Si incide meglio nella mente del lettore.


Questo cazzutissimo scrittore sa benissimo come eliminare Bowser colpire l'attenzione del lettore




Attenzione: Uso del Gerundio --- Maneggiare con Cautela

Altra forma di tempo in cui uno scrittore rischia di impantanarsi è quella del gerundio, che può rivelarsi ostile all'incisività del racconto. Il gerundio ha due principali problemi:

Primo) Generico. Il gerundio è spesso latore di imprecisione ed è capace di rendere una scena fumosa quanto e più dell'imperfetto. In parole povere: il gerundio divora come una gomma da cancellare la fatica dello scrittore.

--- Cercavoce affrontò Barbarossa colpendolo con la squarcina, schivando i colpi della sciabola, saltando da una parte e l'altra e mirando dritto alla gola.

Questa frase può sembrare, ad uno scrittore alle prime armi, perfettamente mostrata. Ma si sbaglia. Un combattimento del genere è tanto mostrato quanto questo:

--- Cercavoce affrontò Barbarossa con l'agilità di una scimmia e la ferocia di un cane randagio.

Entrambi fanno schifo agli squali, e tu non vuoi che il tuo racconto faccia schifo agli squali, vero?


Secondo) Debole. Il gerundio non rappresenta un'azione definita, precisa, diretta. Potente. Descrivere un'azione importante con il gerundio rende quell'azione di poco conto, distruggendone il valore.

Un esempio chiave può essere il colpo finale di uno scontro. Se si usa il passato remoto, incisivo, abbiamo questo:

--- Il cavaliere ruggì, caricò il drago e gli affondò la spada nel cuore.

Se usiamo il gerundio, abbiamo questo:

--- Il cavaliere ruggì, caricò il drago e lo uccise affondandogli la spada nel cuore.

Oltre ad essere meno elegante, questo esempio dimostra come l'uso del gerundio sia pericoloso. Tutto ciò non significa che il gerundio sia una forma di tempo addirittura proibita nella narrativa, significa solo che bisogna starci attenti.


--- Il falco lanciò un grido, si tuffò dalla rupe e, piombando in picchiata, afferrò il piccione al volo.

Quel "piombando" non dà fastidio a nessuno. Si potrebbe usare anche il passato remoto, ma non essendo l'azione principale e non rendendo la descrizione della scena generica, può anche essere lasciato stare.

hawkbycrwpitman
Uno scrittore sa mirare dritto al piccione lettore.




Lo Scrittore Pigro: Frasi Fatte e Rifatte

Esistono espressioni che nella narrativa sono diventate d'uso tanto comune da esser lette senza attenzione, indipendentemente dal fatto che esse siano concrete o astratte. Un lettore navigato prova disturbo per queste frasi, perché si ricorda di star leggendo.
Fatto assai grave.

Riporto qui un elenco di frasi fatte da evitare. Ne esistono molte altre, ma queste sono le più celebri. Probabilmente, pur non avendo mai studiato, ne riconoscerai alcune.

CITAZIONE
Urlare a squarciagola; Dolore lancinante; Dritto come la pioggia; Suono assordante; Il volto una maschera di terrore; Esplorare i corpi (in una scena di sesso); Freddo come il ghiaccio; Nero come la pece/la notte; Rosso come il sangue; Bianco come la neve; Veloce come il vento; Lento come la fame; Duro come roccia/marmo; Buio pesto; Bello come il sole; Liscio come l'olio; Rosso fuoco; Morbido come seta; Verde smeraldo; Blu zaffiro/cielo/mare; Lucido come uno specchio; Solo come un cane; La pelle di porcellana; Avere la Pelle d'Oca; Nervi a fior di pelle; Il cuore in gola; Sangue che esce Copioso.

Gli scrittori pigri o inesperti sono soliti usare queste espressioni credendo di star scrivendo bene. Nulla di più falso. Un bravo scrittore, anziché dire "Urlò a squarciagola", descriverebbe la gola che brucia dalle urla e l'eco in lontananza; anziché dire "Rosso come il sangue", direbbe solo Rosso, o troverebbe, se necessario, un'altra similitudine; anziché dire "Esplorarono i corpi a vicenda", descriverebbe il seno di lei contro il petto di lui, le mani che accarezzano le cosce e i respiri affannati; anziché dire che una cosa è "Dura come il marmo", mostrerebbe la zucca di Cercavoce con un bernoccolo grosso come una noce di cocco per esserci andata contro.

writerbyruiricardo
Ecco uno scrittore serio che non scriverebbe mai "esplorarono i corpi a vicenda"




Metafore e Similitudini

Le metafore e le similitudini sono strumenti assai delicati da utilizzare, persino più delicati del gerundio. Usare una metafora ha come finalità il rendere più chiara una scena, al fine di evitare incomprensioni e di rendere semplice da capire ciò che non lo sarebbe altrimenti.

Il problema è che una metafora fa sorgere nella mente del lettore immagini distanti dalla scena attuale, immagini che possono distoglierlo dall'azione del momento.

CITAZIONE
Prima di continuare: la similitudine è quando una cosa è paragonata a un’altra, la metafora è quando una cosa diventa un’altra.

“Michele è un leone”: questa è una metafora.
“Michele è feroce come un leone”: questa è una similitudine.
“Michele ruggisce”: questa è ancora una metafora, la trasformazione in animale è implicita.

Citazione tratta da questo articolo.


La regola è questa: Metafore e Similitudini si usano solo per rendere più chiara una scena.


Metafora Corretta

--- - Mozzo!- latrò Cercavoce. - Fila a prendermi una dannata bottiglia di rum!-

Quel "latrò", affiancato da una frase breve come "Mozzo!", è una metafora adatta: associa la voce di Cercavoce a quella di un cane che latra, dando l'idea immediata di come essa sia.


Similitudine Corretta

--- Cercavoce schivò un fendente di Barbarossa, saltò su di una corda e si arrampicò come una scimmia sino alla cima dell'albero maestro.

Quel "come una scimmia" rende l'idea di Cercavoce che si arrampica con le movenze di una scimmia. Non è lì per dare un tocco in più al racconto. Inoltre, se siamo sotto il punto di vista di Barbarossa, quella metafora può far parte del suo pensiero e colmare di disprezzo la vista di Cercavoce che si arrampica.


Similitudine e Metafora Errata (in un colpo solo)

--- Cercavoce combatté come una scimmia contro quel pinguino ninja di Barbarossa.

A meno che non stiamo scrivendo un comico, questa descrizione è terribile! La similitudine "Combatté come una scimmia" e la metafora "Quel pinguino ninja di Barbarossa" rendono il tutto comico, ma non descrivono affatto il combattimento! E il lettore esclamerà un bel Maccheccazzo?!


In ogni caso, sia che metafore e similitudini siano funzionali o meno al racconto, c'è sempre un prezzo. Se associamo l'arrampicarsi di Cercavoce alle movenze di una scimmia, nella mente del lettore apparirà una scimmia dal nulla, distogliendolo dalla storia. E se facciamo latrare come un cane Cercavoce, apparirà un cane sul vascello.
In pratica, avremo uno zoo in mezzo al mare! (O allo spazio)

piratemonkeyvsninjapeng
Cercavoce combatté come una scimmia contro quel pinguino ninja di Barbaro...
Maccheccazzo?!




Il Più Specifici Possibile - Gli Articoli Determinativi

Se il pov è ben focalizzato, allora il Personaggio Punto di Vista sa esattamente cosa accade, non ha alcun dubbio al riguardo. Per far immedesimare il lettore bisogna essere il più specifici possibili, bisogna mostrare la scena così come la vede il Pov.

--- Cercavoce sollevò una mano per prendere la bottiglia di rum su di un tavolo vicino e sfoderò una squarcina con un sorriso storto.

Concreta? Sì. I termini sono precisi? Abbastanza. Dunque cosa manca? Cosa non la rende davvero precisa?

--- Cercavoce sollevò la mano per prendere la bottiglia di rum sul tavolo vicino e sfoderò la squarcina con un sorriso storto.


Se il Personaggio Punto di Vista, ovvero Cercavoce, è ben studiato, allora scrivere "una mano" e "un tavolo vicino" significa non offrire al lettore la precisione che invece passa per il cervello di Cercavoce.

In realtà, sbronzo com'è, è probabile che non ve ne sia, ma lasciamo correre...


Cercavoce non solleva una mano, ma quella mano, per prendere la bottiglia su quel tavolo, non su di uno qualsiasi.

Ciò non significa che tu debba eliminare del tutto gli articoli indeterminativi. Ad esempio, sarebbe assai strano trovare scritto

--- Cercavoce fece lo starnuto.

anziché

--- Cercavoce fece uno starnuto.

Questo perché il Personaggio Punto di Vista non si aspetta quello starnuto. Se invece, poniamo, Cercavoce avesse messo una polvere starnutente nel piatto di Barbarossa e si fosse acquattato dietro all'albero maestro in attesa del primo starnuto, allora sarebbe lecito scrivere così:

--- Cercavoce ghignò dietro all'albero maestro. Barbarossa inforcò gli spaghetti, ne arrotolò un bel mucchio e se li ficcò in bocca. Masticò con un sorriso ebete sulla faccia, finché non si fermò con gli occhi sgranati. Inspirò, si aggrappò al tavolo e lo starnuto esplose.
Cercavoce si gettò incontro a lui, lo afferrò alle spalle e lo gettò in acqua, ringhiando una risata.


Siccome Cercavoce è preparato allo starnuto e aspetta quello starnuto, allora è meglio specificarlo con un articolo determinativo. Anzi, con l'articolo determinativo.

piratesbyhamsterfly
I fendenti dei migliori pirati scrittori sono maledettamente precisi




Importa la storia, non l'ambiente.

--- La prateria si stagliava sino all'orizzonte, con il vento caldo del sud che soffiava tra i fili d'erba e tra le fronde degli alberi che costellavano, spogli, la distesa. Il cielo azzurro faceva da sfondo per i banchi di nubi che volavano, diretti a nord, come stormi d'uccelli, mentre branchi di animali si abbeveravano sulle rive del fiume.
Cercavoce prese il lanciafiamme atomico ultragalattico regalatogli da un alieno impazzito e distrusse tutto. Dopodiché si bevve una bottiglia di rum e ripartì col suo vascello.


Sapete perché Cercavoce ha agito così?

Semplice, perché al lettore importa poco dell'ambiente e fermare la storia per descrivere il paesaggio è un errore da dilettanti. Sarebbe bene descrivere l'ambiente con poche parole e senza far pesare la storia.

--- Cercavoce prese il lanciafiamme atomico regalatogli da un alieno impazzito. In lontananza, sulle rive del fiume che scorreva nella radura, si abbeveravano branchi di animali. Cercavoce prese la mira, ringhiò una risata e distrusse tutto.

Devi raccontare mostrare subito gli accadimenti, non descrivere il paesaggio. Il lettore vuole leggere una storia, non osservare una cartolina!

preludetowarbydigitalto
Allora, vuoi star lì un'ora a descrivere il cielo grigio e il campo di battaglia?
Mostrami l'esercito schierato per la guerra e fammi sentire la tensione che sale!
Diamine!





Conclusioni

Le tecniche, le osservazioni, i consigli qui descritti e citati sono frutto di un secolo e mezzo di fatica di scrittori seri, che hanno imparato a ponderare le proprie parole al fine di coinvolgere i propri lettori. Lo studio di queste tecniche migliora col tempo e in principio è difficoltoso riuscire a metterle in pratica.

Il lavoro dello Scrittore non è per i deboli di spirito, né per gli svogliati, per i pigri o i perditempo. Un Pirata lavora indefessamente nel proprio studio e avanza risoluto verso la meta. Ricerca la perfezione costantemente, senza tregua. Come un vascello che avanza nello spazio, affrontando buchi neri, sciami di meteore e bestie siderali.

Ti esorto dunque, caro pirata, a non cedere ai fallimenti, a non ritenerti uno scrittore incapace per le critiche che ti verranno avanzate. Prendi invece tesoro dei consigli, ascolta chi sa più cose di te, e ricordati che il Capitano ha sempre ragione non è il talento a contare di più, ma la volontà e la passione che ti spingono a scrivere e a migliorare.


Che il vento ti sia favorevole, prode pirata, e che la tua penna sappia incidersi nella storia.


Capitan Cercavoce



Esercizi

Se avete appena cominciato a studiare e volete esercitarvi, vi propongo due esercizi utili per uno scrittore alle prime armi.

Se desideri che il vascello ti aiuti in questi esercizi, posta il lavoro "Sottocoperta con una Bottiglia di Rum" e scrivi il link all'articolo, specificando quale esercizio hai fatto.

1) Mostra un Personaggio

Scegli uno dei seguenti personaggi, o uno inventato da te, e descrivi una scena o una breve storia per mostrarne il carattere e l'aspetto. Se vuoi descriverne uno da te inventato, scrivi, prima della scena, il suo profilo, al pari dei personaggi qui sotto.

---- Cercavoce è un basso pirata dalle lunghe basette grigie e il volto ricoperto di rughe. Egli è folle, avido e crudele. Harr!

---- Giorgio è un cavaliere alto e atletico, dall'animo coraggioso. Inoltre, è galante con le signore e le principesse, ma spietato con bestie, fuorilegge e gaglioffi di qual si voglia sorta.

---- Judy è una bimba piccina, un po' grassottella e molto golosa. Judy è molto gentile con gli altri, ma anche molto permalosa quando la si prende in giro.


2) Descrivi una Scena

Scegli una di queste situazioni e descrivila come si deve.

---- Il cavaliere e il drago si scontrano, chi sarà a prevalere?

---- Cercavoce affronta Barbarossa per prendergli il tesoro!

---- Godzilla è tornato in città e si diverte un mondo a buttar giù gli edifici!

---- Riccardo è innamorato perso di Cristina, ma malgrado gli sforzi non riesce a dichiararsi.

---- Per la prima volta un uomo ha raggiunto Marte e deve piantare la sua bandiera sul suolo del pianeta rosso.


Consiglio Finale

Prima di cimentarti nella scrittura di un romanzo che entrerà nella storia, è buona cosa sviluppare la propria tecnica nella creazione di racconti brevi. In questo modo, non solo avrai la possibilità di dar vita a nuove storie, anziché concentrarti solo su di una, ma potrai allenarti prima di passare a storie più importanti.

Gran parte degli scrittori del passato hanno scritto racconti brevi, e non solo per allenarsi a scrivere. Non credere che i racconti abbiamo meno valore dei romanzi.

Come Scrivere un Racconto

Un consiglio su come scrivere un racconto ben mostrato. (Riguardo alla struttura di una storia, leggi gli articoli sulla costruzione della storia, o, ancora meglio, quelli di Fantasy Eydor scritti dal Dr.Jack)

1) Scrivi il racconto

2) Controllalo: cerca e sottolinea Aggettivi Astratti, Aggettivi Generici, Avverbi, Espressioni Temporali, Espressioni Pleonastiche e qualsiasi altro Mostro del Raccontato. Dopodiché, eliminali tutti e descrivi in altro modo ciò che volevi descrivere con l'uso di quei mostri.

3) Presente il passaggio 2? Fallo un'altra volta.

4) Ora riguardalo una terza volta e rifletti: hai descritto tutte le cose utili? Hai descritto cose che non servono? Hai toccato più dei soliti due sensi?

5) Aspetta qualche giorno (minimo tre) e intanto cimentati nella scrittura di altri racconti o nel ripasso della narrativa. A quel punto, ricontrollalo di nuovo. Avrai maggiore lucidità.

6) Postalo sul Vascello e chiedi alla ciurma di aiutarti a capire se e dove hai sbagliato.


Pagine Utili

Per capire meglio di cosa stiamo parlando e del perché studiamo Tecniche Narrative:

Che Genere di Narrativa?
Principi della Narrativa.

Per approfondire la questione sul Mostrare:

Manuali - Descrizioni
Manuali - Mostrare
Mostra di Più e Racconta di Meno
Linguaggio del corpo: mostrare la tristezza
Da dove arrivano i dettagli
Show don't Tell: la mappa mentale in 5 passi
Show don't Tell: 4 cose da evitare
Show don't Tell: 2 suggerimenti per migliorare


Buono studio, budella flosce!




Nota: le immagini utilizzate nell'articolo sono state usate in buona fede. Quando possibile, ho lasciato il link all'autore dell'immagine per permettere, a chi volesse, di andare a vedere i suoi lavori.

Edited by Cercavoce - 30/4/2012, 11:53
 
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