D_Florian |
|
| Come sappiamo, ed è ben facile intuire, uno dei vantaggi della narrazione in prima persona in un romanzo è la possibilità di narrare anche i sentimenti personali (ovviamente solo di un individuo), quindi impersonificare meglio il lettore nel protagonista, ecc... tuttavia un grande ostacolo è che non potendo mai abbandonare un personaggio le conoscenze del lettore sono legate alle sue, e inoltre non si può narrare di "vicende parallele" utilizzando un simile metodo.
Tuttavia ci sono vari (o forse pochi) stratagemmi per poter ovviare a questo ostacolo. Uno che ho incontrato di recente, e anche abbastanza geniale, è in Q del Luther Blisset (ora Wu Ming), nel quale il personaggio "buono" è narrato in prima persona, mentre per far sapere al lettore le mosse del cattivo gli autori lo fanno mostrando lettere di corrispondenza tra il cattivo n.1 e il cattivo n.2, così che alcuni capitoli incominciano direttamente con:
"Al venerabile e onorevolissimo e ecc... cardinale Carafa..."
cosicchè il lettore capisce che c è uno "stacco", un interruzione del metodo di narrazione, e poi riparte con la narrazione classica... conoscete altri esempi di romanzi in cui si è saputo ovviare a questo problema, e come? Grazie e buona scrittura a tutti/e! D.
|
| |