L'Angelo e la Principessa Nera

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Cercavoce
view post Posted on 30/9/2011, 13:46




Questo racconto potrebbe anche essere messo nella sezione Fantasy, ma sebbene sia vero che possa causare qualche leggero attacco di Sense of Wonder (leggero, però. Non c'è molto di originale, lo ammetto io per primo) non l'ho scritto pensando a sviluppare la componente fantasy - cosa che però, mi sa, mi è risultata naturale comunque - In ogni caso, di recente c'è stato il boom nelle biblioteche di vampiri, licantropi e, come spin off, angeli. Vorrei dire che questo racconto non c'entra un accidenti con quel filone, anche se c'è un angelo di mezzo. Io amo la figura dell'angelo, il fatto che ora ci sia il boom di angeli et simila è solo un caso (che per giunta detesto, perché i boom portano sempre guai. Prima i vampiri erano bei personaggi, ora sono diventati un cliché. E gli angeli faranno la stessa fine... che tristezza...)
Ad ogni modo, non siam qui per questo. Godetevi la storia e criticatela quanto potete.



Hart avanzò fra le pietre affilate. I piedi lasciavano tracce di sangue al suo passaggio. Dai moncherini delle ali strappate scendevano due rivoli cremisi. Il sangue fresco scorreva su quello rappreso lungo la schiena, fino alle cosce nude e alle caviglie.
Un alito di vento percorse la distesa di pietre. Gli occhi bianchi dell'angelo continuarono a fissare di fronte a sé. Nubi grigie percorsero l'orizzonte e il cielo che lo sovrastava.
- Hart.-
Hart continuò a camminare. Le mani stingevano una spada ciascuna, le lame rivolte verso terra.
Il vento spirò sul suo volto. - Hart.- La voce un sussurro roco. - Hart dove stai andando?-
L'angelo rimase in silenzio.
- Non ti perdonerà.- Il vento rise. - Lo sai che non ti perdonerà, vero?-
Un crepaccio apparve dinanzi all'angelo. Hart si fermò, guardò in basso. Sul fondo della gola scorse le fronde spoglie di una foresta.
Chiuse gli occhi e si lasciò cadere. I moncherini tracciarono una scia di sangue dietro di lui.
Il vento lo seguì nella caduta. Ringhiò. - Torna da me, Hart, torna da me! Sei forse un uomo? Sei un figlio del signore caritatevole, Hart? Lo sei?-
Hart continuò a cadere. Il volto impassibile.
- Dov'è finito il tuo orgoglio?- Il vento serpeggiò attorno a lui. - Pensi di fare questo per dio? Pensi veramente di fare questo per lui? Lo fai per te stesso, per salvarti! Ma lui non ti perdonerà. Non lo farà!- Il vento rise e ringhiò. La foresta si fece più vicina. - Noi lo conosciamo, Hart! Lo conosciamo bene! Arrogante, lui! Ipocrita, lui! Torna indietro, torna da me! Non farmi questo! Non portarmela via! Non costringermi a fermarti!-
Hart aprì gli occhi, ruotò su sé stesso e recise le fronde spoglie degli alberi. Atterrò senza un suono. I rami secchi lo seguirono in uno scrocchiare di legno in frantumi.
L'angelo riprese a camminare in silenzio. Il sangue della schiena scivolò nell'erba grigia alle sue spalle. Le spade tornarono immobili fra le mani.
Il vento gli schiaffeggiò il viso. - Stolto, stolto, stolto! Stolto come un uomo! Torna indietro!-
Gli alberi si diradarono. Una radura d'erba grigia si aprì dinanzi all'angelo. Un masso legato a terra da due catene si ergeva al centro. Tre bestie di pietra lo circondavano immobili. Hart avanzò verso di loro.
Il vento gli serpeggiò attorno. - Non mi lasci altra scelta, Hart. Non me la porterai via! Se è tua intenzione morire da uomo, se è tuo desiderio soffrire le pene dell'inferno come un mortale, allora così sia!-
Il vento svanì, Hart si fermò. Gli occhi delle statue fiammeggiarono e il lupo, il leone e la serpe si posero fra lui e la roccia incatenata. Le fauci aperte delle bestie ruggivano fiamme scure. L'angelo trasse un sospiro.
Il lupo si scagliò su di lui. Hart spiccò un salto e gli atterrò sulla schiena. La coda della serpe lo investì. L'angelo precipitò a terra. Il leone gli si gettò addosso, Hart rotolò di lato, si rialzò e si lanciò sulla bestia. Le spade affondarono negli occhi di fuoco. Il leone vomitò una vampata di fiamme e sangue e crollò al suolo.
Hart estrasse le lame e saltò sulla serpe. Il lupo sferrò una zampata al serpente e ingoiò fra le zanne il braccio sinistro e la spada dell'angelo. Hart strinse i denti e gli piantò la lama destra in mezzo agli occhi. Il lupo s'impennò di scatto, il braccio dell'angelo si staccò in una cascata di sangue.
Hart piombò a terra assieme alla bestia. Il dolore bruciante sulla carne viva. Fece leva sull'elsa della spada rimastagli e si rimise in piedi, ansimante. La serpe si erse dinanzi a lui, lo sguardo fiammeggiante lo fissò. Hart le puntò contro la lama.
La bestia soffiò, aprì le fauci ardenti e gli schizzò incontro. Hart si scansò, ruotò su sé stesso e sferrò un fendente. La testa della serpe crollò accanto al resto del corpo.
L'angelo sospirò. Il braccio e la schiena vomitarono un fiotto di sangue. Riprese a camminare verso la pietra.
Il vento gli accarezzò il viso. - Una buona azione non ripagherà il resto, Hart. Un gesto nobile non cancellerà ai suoi occhi ciò che hai fatto.-
L'angelo continuò ad avanzare.
Il vento gli turbinò intorno. - Perché darsi tanta pena? Perché desideri questo, perché? Secoli di vita sulla terra ti hanno accecato? Ti hanno reso davvero stolto come un uomo? Tanto stolto da sperare nella redenzione? Nella salvezza? Nella pietà celeste?-
Il turbine aumentò d'intensità. Hart si fermò.
- Tutte menzogne, Hart! E lo sai bene! Portamela via e tornerai da me strisciando come un uomo! Dio ti dà le spalle, Hart! Dio non ti ha mai offerto il suo sguardo né la sua misericordia e non ti offrirà la sua pietà nemmeno adesso!-
Il vento si quietò, si spostò dall'angelo e si mise a turbinare di fronte a lui. - Posa la spada, Hart. Dio non dimenticherà. Salvare lei non servirà a salvare te.-
Hart osservò la pietra che gli si ergeva di fronte. Le catene che l'ancoravano al suolo la percorrevano come vene, stringevano una fanciulla dalla pelle nera. L'acciaio le feriva il corpo nudo. Rivoli di sangue si diramavano lungo la gola, il seno, il ventre, le gambe, i piedi.
L'angelo annuì. - Dio non mi perdonerà. Non avrò salvezza, né redenzione.- Una lacrima gli scivolò sul viso. - Ma liberando lei da te, ci sarà forse un'anima che mi ricorderà con amore.- Riprese a camminare. - Ci sarà forse un'anima grata della mia esistenza.-
Il vento gli scivolò sul volto. - Muori, allora, Hart. Liberala e muori con le stolte speranze di un uomo. Aspetterò la tua anima all'inferno!-
L'aria tornò immobile. Hart raggiunse la fanciulla, piantò la lama a terra. Allungò la mano per accarezzarle il viso. La principessa nera sbatté le palpebre. Le iridi verdi si posarono sull'angelo. - Sei arrivato, infine...-
Hart non disse nulla.
La fanciulla sorrise. Gli appoggiò la guancia sulla mano. - Ti ho sognato, angelo caduto. Ti ho visto soffrire.-
Hart le sfiorò i capelli corvini.
Un'iride verde si lasciò sfuggire una lacrima. - Ti ho visto strapparti le ali. Ti ho visto vivere come un uomo.- Scosse la testa. - Non farlo, te ne prego...-
L'angelo si portò la mano al petto, sorrise. Affondò le dita nella carne. Il corpo prese a tremargli, il petto gli bruciò. Si strappò il cuore in uno zampillo di sangue.
Due lacrime solcarono il viso della principessa. - Hart...-
Hart appoggiò il cuore sul seno della fanciulla. Uno spruzzo di luce si sprigionò al contatto. Le scintille bianche bruciarono la pietra, le catene si spezzarono. La principessa cadde a terra. Hart crollò sulle ginocchia, la voragine nel petto singhiozzò un fiotto di sangue. La fanciulla alzò la testa e lo fissò negli occhi bianchi. La mano stringeva il seno, dove il cuore dell'angelo palpitava.
Una lacrima percorse la guancia di Hart. - Donatemi un bacio, principessa.-
La fanciulla singhiozzò, arrancò sino all'angelo e gli strinse il viso fra le mani.
L'angelo fissò il vuoto. - Donatemi un bacio, ve ne prego.- Un'altra lacrima cadde a terra. Si perse nella pozza di sangue. - Un bacio soltanto.-
La principessa avvicinò le labbra alle sue. Le baciò.
L'angelo chiuse gli occhi, sorrise.
Svanì in uno zampillo di luce.
La fanciulla si portò le mani al petto e osservò il cielo. Una piuma sospinta dal vento volteggiò verso le nubi. - Hart...-


Hart avanzò sulla distesa di pietre. I piedi lasciavano tracce di sangue al suo passaggio. Dai moncherini delle ali strappate scendevano due rivoli cremisi. Il sangue fresco scorreva su quello rappreso lungo la schiena, fino alle cosce nude e alle caviglie.
Un alito di vento percorse la distesa. Gli occhi bianchi dell'angelo continuarono a fissare di fronte a sé. Nubi grigie attraversarono l'orizzonte e il cielo che lo sovrastava.
- Hart.-
Hart continuò a camminare. Le mani stingevano una spada ciascuna, le lame rivolte verso terra.
Il vento spirò sul suo volto. - Hart. Dove stai andando, Hart?-
L'angelo rimase in silenzio.
- Non ti perdonerà.- Il vento rise. - Lo sai che non ti perdonerà, vero?-
Un crepaccio apparve dinanzi all'angelo. Hart si fermò, guardò in basso. Sul fondo della gola scorse le fronde spoglie di una foresta.
Chiuse gli occhi e si lasciò cadere. I moncherini tracciarono una scia di sangue dietro di lui.
Il vento lo seguì nella caduta. Ringhiò. - Torna da me, Hart, torna da me! Sei forse un uomo? Sei un figlio del signore caritatevole, Hart? Lo sei?-
Hart continuò a cadere. Il volto impassibile.
- Dov'è finito il tuo orgoglio?- Il vento serpeggiò attorno a lui. - Pensi di fare questo per dio? Pensi veramente di fare questo per lui? Lo fai per te stesso, per salvarti! Ma lui non ti perdonerà. Non lo farà!- Il vento rise e ringhiò. La foresta si fece più vicina. - Noi lo conosciamo, Hart! Lo conosciamo bene! Arrogante, lui! Ipocrita, lui! Torna indietro, torna da me! Non farmi questo! Non portarmela via! Non costringermi a fermarti!-
Hart aprì gli occhi, ruotò su sé stesso e recise le fronde spoglie degli alberi. Atterrò senza un suono. I rami secchi lo seguirono in uno scrocchiare di legno in frantumi.
L'angelo riprese a camminare in silenzio. Il sangue della schiena scivolò nell'erba grigia alle sue spalle. Le spade tornarono immobili fra le mani.
Il vento gli schiaffeggiò il viso. - Stolto, stolto, stolto! Stolto come un uomo! Torna indietro!-
Gli alberi si diradarono. Una radura d'erba grigia si aprì dinanzi all'angelo. Un masso legato a terra da due catene si ergeva al centro. Tre bestie di pietra lo circondavano immobili. Hart avanzò verso di loro.
Il vento gli serpeggiò attorno. - Non mi lasci altra scelta, Hart. Non me la porterai via! Se è tua intenzione morire come un uomo, se è tuo desiderio soffrire le pene dell'inferno come un mortale, allora così sia!-
Il vento svanì, Hart si fermò. Gli occhi delle statue fiammeggiarono e il lupo, il leone e la serpe si posero fra lui e la roccia incatenata. Le fauci delle bestie ruggivano fiamme nere. L'angelo trasse un sospiro.
Il lupo si scagliò su di lui. Hart spiccò un salto e gli atterrò sulla schiena. La coda della serpe lo investì. L'angelo precipitò a terra. Il leone gli si gettò addosso, Hart rotolò di lato, si rialzò e si lanciò sulla bestia. Le spade affondarono negli occhi di fuoco. Il leone vomitò una vampata di fiamme e sangue e crollò al suolo.
Hart estrasse le lame e saltò sulla serpe. Il lupo sferrò una zampata al serpente e ingoiò fra le zanne il braccio sinistro e la spada dell'angelo. Hart strinse i denti e gli piantò la lama destra in mezzo agli occhi. Il lupo s'impennò di scatto, il braccio dell'angelo si staccò in una cascata di sangue.
Hart piombò a terra assieme alla bestia. Il dolore bruciante sulla carne viva. Fece leva sull'elsa della spada rimastagli e si rimise in piedi, ansimante. La serpe si erse dinanzi a lui, lo sguardo fiammeggiante lo fissò. Hart le puntò contro la lama.
La bestia soffiò, aprì le fauci ardenti e gli schizzò incontro. Hart si scansò, ruotò su sé stesso e sferrò un fendente. La testa della serpe crollò accanto al resto del corpo.
L'angelo sospirò. Il braccio e la schiena vomitarono un fiotto di sangue. Riprese a camminare verso la pietra.
Il vento gli accarezzò il viso. - Una buona azione non ripagherà il resto, Hart. Un gesto nobile non cancellerà ai suoi occhi ciò che hai fatto.-
L'angelo continuò ad avanzare.
Il vento gli turbinò intorno. - Perché darsi tanta pena? Perché desideri questo, perché? Secoli di vita sulla terra ti hanno accecato? Ti hanno reso davvero stolto come un uomo? Tanto stolto da sperare nella redenzione? Nella salvezza? Nella pietà celeste?-
Il turbine aumentò d'intensità. Hart si fermò.
- Tutte menzogne, Hart! E lo sai bene! Portamela via e tornerai da me strisciando come un uomo! Dio ti dà le spalle, Hart! Dio non ti ha mai offerto il suo sguardo né la sua misericordia e non ti offrirà la sua pietà nemmeno adesso!-
Il vento si quietò, si spostò dall'angelo e si mise a turbinare di fronte a lui. - Posa la spada, Hart. Dio non dimenticherà. Salvare lei non servirà a salvare te.-
Hart osservò la pietra che gli si ergeva di fronte. Le catene che l'ancoravano al suolo la percorrevano come vene, stringevano una fanciulla dalla pelle nera. L'acciaio le feriva il corpo nudo. Rivoli di sangue si diramavano lungo la gola, il seno, il ventre, le gambe, i piedi.
L'angelo annuì. - Dio non mi perdonerà. Non avrò salvezza, né redenzione.- Una lacrima gli scivolò sul viso. - Ma liberando lei da te, ci sarà forse un'anima che mi ricorderà con amore.- Riprese a camminare. - Ci sarà forse un'anima grata della mia esistenza.-
Il vento gli scivolò sul volto. - Muori, allora, Hart. Liberala e muori con le stolte speranze di un uomo. Aspetterò la tua anima all'inferno!-
L'aria tornò immobile. Hart raggiunse la fanciulla, piantò la lama a terra. Allungò la mano per accarezzarle il viso. La principessa nera sbatté le palpebre. Le iridi verdi si posarono sull'angelo. - Sei arrivato, infine...-
Hart non disse nulla.
La fanciulla sorrise. Gli appoggiò la guancia sulla mano. - Ti ho sognato, angelo caduto. Ti ho visto soffrire.-
Hart le sfiorò i capelli corvini.
Un'iride verde si lasciò sfuggire una lacrima. - Ti ho visto strapparti le ali. Ti ho visto vivere come un uomo.- Scosse la testa. - Non farlo, te ne prego...-
L'angelo si portò la mano al petto, sorrise. Affondò le dita nella carne. Il corpo prese a tremargli, il petto gli bruciò. Strinse i denti. Si strappò il cuore in uno zampillo di sangue.
Due lacrime solcarono il viso della principessa. - Hart...-
Hart appoggiò il cuore sul seno della fanciulla. Uno spruzzo di luce si sprigionò al contatto. Le scintille bianche bruciarono la pietra, le catene si spezzarono. La principessa cadde a terra.
Hart crollò sulle ginocchia, la voragine nel petto singhiozzò un fiotto di sangue. La fanciulla alzò la testa e lo fissò negli occhi bianchi. La mano stringeva il seno, dove il cuore dell'angelo palpitava.
Una lacrima percorse la guancia di Hart. - Donatemi un bacio, principessa.-
La fanciulla singhiozzò, arrancò sino all'angelo e gli strinse il viso fra le mani.
L'angelo fissò il vuoto. - Donatemi un bacio, ve ne prego.- Un'altra lacrima cadde a terra. Si perse nella pozza di sangue. - Un bacio soltanto.-
La principessa avvicinò le labbra alle sue. Le baciò.
L'angelo chiuse gli occhi, sorrise.
Svanì in uno zampillo di luce.
La fanciulla si portò le mani al petto e osservò il cielo. Una piuma sospinta dal vento volteggiò verso le nubi. - Hart...-




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SALVI I LIMITI STABILITI DALLA LEGGE APPLICABILE, IL LICENZIANTE NON SARÀ IN ALCUN CASO RESPONSABILE NEI TUOI CONFRONTI A QUALUNQUE TITOLO PER ALCUN TIPO DI DANNO, SIA ESSO SPECIALE, INCIDENTALE, CONSEQUENZIALE, PUNITIVO OD ESEMPLARE, DERIVANTE DALLA PRESENTE LICENZA O DALL’USO DELL’OPERA, ANCHE NEL CASO IN CUI IL LICENZIANTE SIA STATO EDOTTO SULLA POSSIBILITÀ DI TALI DANNI. NESSUNA CLAUSOLA DI QUESTA LICENZA ESCLUDE O LIMITA LA RESPONSABILITÀ NEL CASO IN CUI QUESTA DIPENDA DA DOLO O COLPA GRAVE.

Art. 7 - Risoluzione

La presente Licenza si intenderà risolta di diritto e i diritti con essa concessi cesseranno automaticamente, senza necessità di alcuna comunicazione in tal senso da parte del Licenziante, in caso di qualsivoglia inadempimento dei termini della presente Licenza da parte Tua, ed in particolare delle disposizioni di cui ai punti 4.a, 4.b e/o 4.c, essendo la presente Licenza condizionata risolutivamente al verificarsi di tali inadempimenti. In ogni caso, la risoluzione della presente Licenza non pregiudicherà i diritti acquistati da individui o enti che abbiano acquistato da Te Collezioni di Opere, ai sensi della presente Licenza, a condizione che tali individui o enti continuino a rispettare integralmente le licenze di cui sono parte. Le sezioni 1, 2, 5, 6, 7 e 8 rimangono valide in presenza di qualsiasi risoluzione della presente Licenza.
Sempre che vengano rispettati i termini e le condizioni di cui sopra, la presente Licenza è perpetua (e concessa per tutta la durata del diritto d’autore applicabile sull’Opera). Nonostante ciò, il Licenziante si riserva il diritto di rilasciare l’Opera sulla base dei termini di una differente licenza o di cessare la distribuzione dell’Opera in qualsiasi momento; fermo restando che, in ogni caso, tali decisioni non comporteranno recesso dalla presente Licenza (o da qualsiasi altra licenza che sia stata concessa, o che sia richiesto che venga concessa, ai termini della presente Licenza), e la presente Licenza continuerà ad avere piena efficacia, salvo che vi sia risoluzione come sopra indicato.
Art. 8 - Varie

Ogni volta che Tu distribuisci, o rappresenti, esegui o reciti pubblicamente in forma digitale l’Opera o una Collezione di Opere, il Licenziante offre al destinatario una licenza per l’Opera nei medesimi termini e condizioni che a Te sono stati concessi tramite la presente Licenza.
L’invalidità o l’inefficacia, secondo la legge applicabile, di una o più fra le disposizioni della presente Licenza, non comporterà l’invalidità o l’inefficacia dei restanti termini e, senza bisogno di ulteriori azioni delle parti, le disposizioni invalide o inefficaci saranno da intendersi rettificate nei limiti della misura che sia indispensabile per renderle valide ed efficaci.
In nessun caso i termini e le disposizioni di cui alla presente Licenza possono essere considerati rinunciati, né alcuna violazione può essere considerata consentita, salvo che tale rinuncia o consenso risultino per iscritto da una dichiarazione firmata dalla parte contro cui operi tale rinuncia o consenso.
La presente Licenza costituisce l’intero accordo tra le parti relativamente all’Opera qui data in licenza. Non esistono altre intese, accordi o dichiarazioni relative all’Opera che non siano quelle qui specificate. Il Licenziante non sarà vincolato ad alcuna altra disposizione addizionale che possa apparire in alcuna comunicazione da Te proveniente. La presente Licenza non può essere modificata senza il mutuo consenso scritto del Licenziante e Tuo.
La presente licenza è stata redatta sulla base della legge italiana, in particolare del Codice Civile del 1942 e della legge 22 Aprile 1941, n. 633 e successive modificazioni sulla protezione del diritto d'autore e di altri diritti connessi al suo esercizio.


Edited by Cercavoce - 13/11/2012, 16:25
 
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Storyteller
view post Posted on 1/10/2011, 13:47




Faccio una premessa prima di commentare:
Non devi giustificarti se scrivi di una cosa piuttosto che un'altra. Quando uno scrive, scrive di una storia che vuole raccontare. Se in questa storia ti piaceva inserire la figura di un angelo, fregatene. La gente che legge la storia, se è abbastanza intelligente, capirà che la figura dell'angelo ti piaceva semplicemente perché sei un appassionato di questo tipo di creatura. Certo, se scrivi dieci libri sugli angeli è probabile che la gente inizi ad annoiarsi, oppure se scrivi un intero libro sulla lotta tra un vampiro ed un angelo, è probabile che la gente pensi che stai copiando (e a buona ragione, direi), ma se tu inserisci la figura di un angelo e di una principessa in un contesto con anche solo un briciolo di tua originalità (il che, in questo caso, può essere la roccia incatenata, ad esempio), non devi giustificarti. Altrimenti si rischia di non riuscire a scrivere più nulla per paura dei giudizi. Okay il rispetto per i lettori, ma bisogna rispettare in egual misura la personalità dello scrittore. Ho in mente una storia con protagonista un angelo? La scrivo. Se è ben scritta e so di essermi impegnato quanto ho voluto (non ho detto quanto ho potuto perché è praticamente impossibile), io sono a posto, così come deve esserlo chi legge. Anzi, quando uno non chiede nemmeno soldi per far leggere ciò che scrive, direi che può tranquillamente descrivere la defecata mattutina di un suo personaggio e i lettori non hanno il diritto di lamentarsi. Non ti piace, non leggi. O, al massimo, commenti in negativo, ma è un'opinione personale.
Ovviamente anche questo che ho scritto è un mio pensiero, ma ho voluto lo stesso scriverlo.


Detto questo, il commento.

Oggettivamente
Poco da dire. E' breve e non ci sono errori fastidiosi. Almeno, che possa aver riscontrato io.
In alcuni punti, però, ho trovato un po' da ridire.

CITAZIONE
Pietre affilate

E' importante dire che sono affilate? E se lo è, quanto sono affilate? Hart ha i piedi graffiati? E' un modo per mostrare quanto sia duro il cammino sotto tutti i punti di vista? Allora sarebbe probabilmente meglio inserire una similitudine/metafora per rendere il tutto più efficace. In questo modo l'aggettivo è soltanto superfluo o scialbo.

CITAZIONE
La voce un sussurro roco

Stesso discorso. La voce del vento è costante in tutto il racconto ed è notevolmente importante, quindi perché non fornire migliori elementi di caratterizzazione al lettore? "Sussurro roco" è un'immagine mostrata, sì, ma non abbastanza. Dopo poco ti scordi l'intensità ed il colore di questa voce. Trovo che una similitudine, o metafora, o persino allegoria che siano, possano rendere molto meglio il concetto. E' difficile, perché l'essere roco è molto difficile da paragonare a qualcosa, ma se riuscissi a trovare un'immagine a cui legarlo resterebbe di sicuro molto più impresso in mente.

CITAZIONE
Due rivoli cremisi

Trovo che il "cremisi", qui, non abbia senso di esistere. Rende l'immagine poetica e non deve esserlo. Il sangue è generalmente rosso scuro, al massimo tendente al porpora, che sono ambedue definizioni di cremisi, ma molto più precise. Cremisi è un termine tendente all'aulico che stride.

CITAZIONE
Fiamme scure

Altra sfumatura cromatica che mi ha dato un po' noia. E' una cosa da nulla rispetto al cremisi, ma lo correggerei. Piuttosto metti due colori uniti assieme, tipo "rosse e nere", in modo da dare un'immagine delineata. Scuro è generico.

Al di là di tutte queste considerazioni di carattere narrativo, volevo aprire una piccola parentesi per i trattini che usi nel dialogo. Il trattino è diverso dalle virgolette, perché se con il dialogo finisce anche la frase/periodo, non va chiuso, va solo aperto. Si chiude soltanto nel caso in cui, dopo la battuta, ci sia una frase a sostenerla, tipo:
- Ciao - disse Maria.
Ora, queste regole sono per lo più editoriali, ma ho constatato che anche a leggersi, un dialogo con così tanti trattini di chiusura è molto fastidioso.
Tra l'altro, non chiudendo il trattino se non c'è una frase subito dopo, ti risparmi anche la noia di scegliere se mettere il punto dentro o fuori di esso.

Soggettivamente
Il racconto l'ho trovato neutro. Lo dico semplicemente perché non amo questo genere di storia. Ho sempre preferito i demoni agli angeli, ma questo perché io ho una mente contorta.
Sempre molto apprezzabile, invece, il sentimento ricorrente nei tuoi racconti del senso del dovere, dell'eroismo dei personaggi. E' vero, spesso risulta fin troppo artefatto, ma in questo racconto l'ho trovato ben calibrato, giustificato e piacevole. Hart mi sta quasi simpatico. ^_^

La trama non è originale, ma ci sono elementi tuoi e si notano. Almeno, per chi è attento. Non ho trovato enormi cliché, anzi, la figura dell'angelo Hart è realistica. Ci sono però cose già viste che sono causa della non originalità.
La cosa che potrebbe dare un più fastidio, come già detto, è questa nobiltà di sentimenti, ma se si prende la figura di Hart come quella di angelo classico, 'sta cosa viene giustificata. Certo, alcuni possono dire che gli angeli classici fanno ugualmente schifo, però quello è un altro discorso. Per me, la verosimiglianza è ben resa. E' ovvio che il racconto è corto, quindi bisogna anche considerare la difficoltà di stereotipare il meno possibile un personaggio del genere in così poche righe. Per il resto, non saprei dire, ma la verosimiglianza l'ho trovata buona.
Unico passaggio concretamente narrato che mi è sembrato fin troppo sbrigativo:

CITAZIONE
L'angelo si portò la mano al petto, sorrise. Affondò le dita nella carne. Il corpo prese a tremargli, il petto gli bruciò. Si strappò il cuore in uno zampillo di sangue.

Non sembra molto reale. Sembra che l'angelo non provi nessun dolore, ma da quello che dici fino a questo momento, anche tramite le parole della principessa, sembra che l'angelo sia umano, quindi deve provare dolore. E' molto probabile che uno non riuscirebbe a strapparsi il cuore senza svenire, persino un angelo. Ti suggerisco di rivedere questo passaggio e, se proprio vuoi far sì che Hart si strappi il cuore, almeno fagli usare un qualche potere angelico che potrebbe aver conservato. Del resto, non è del tutto umano, lo dimostra il fatto che il suo cuore riesce a distruggere le catene.

Per ora non mi viene altro in mente, magari aggiungo via via nei commenti. Voglio sottolineare, però, che la differenza tra l'oggettivo ed il soggettivo è, talvolta, molto labile, perché, fatta eccezione per le regole cardine e più evidenti della narrativa, molte cose sono, almeno in parte, soggettive. Quindi la distinzione che faccio tra queste due parti è principalmente questa:
- Oggettivo: cose che hanno a che fare con la narrativa in senso più stretto e con la storia da un punto di vista riguardante soprattutto la forma
- Soggettivo: cose che hanno a che fare con trama, personaggi, scelte stilistiche ecc... Riguardano principalmente il contenuto

Complimenti anche per questo racconto ^_^




 
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Cercavoce
view post Posted on 1/10/2011, 21:31




Pietre Affilate: Affilate è un aggettivo, ma non mi pareva troppo generico. La prima versione non prevedeva "affilate", visto che tanto gli sanguinano i piedi. Il punto è che, comunque, le pietre sarebbero potute apparire nella mente come lisce e piatte.
Solo che, ora che ci ripenso, mi vien da chiedermi: Ma è così IMPORTANTE? Tanto si vedono per un attimo, poi vanno avanti... mah. Toglierò affilate!

RIvoli Cremisi: Qui non sono d'accordo. Rosso scuro equivale all'errore che ho commesso con le fiamme del leone (come diamine ho fatto a scrivere uno schifo come scure?) e porpora tende troppo al viola. Non so se sembri aulico o meno, ma cremisi è perfetto. Una sola parola, abbastanza nota, per esprimere il rosso cupo del sangue. Si trova abbastanza spesso, non è così aulica.

Fiamme scure: ma come ho potuto accettare di scrivere una porcheria simile? E non me ne sono nemmeno accorto! Vergogna su di me... Anche qui non ho tenuto conto dell'importanza. Penso che toglierò scure e basta.

Trattini: ammetto di non aver alcun idea di come risponderti. :ph34r: Avevo trovato, in effetti, libri con dialoghi fra i trattini che non chiudono il "parlato", come dici tu, ma le poche volte che li ho trovati mi hanno dato fastidio. L'idea di non chiuderli, con o senza un "disse" dopo, mi dà molto molto fastidio. Nel rileggerlo, intendo. Perciò non so...

Riguardo alla scena che non sembra molto reale
CITAZIONE
sembra che non provi nessun dolore

è perché non l'ho fatto gridare. Se noti, però, non gli ho fatto mai aprire bocca, se non per parlare (e anche lì mi sono limitato a poche frasi). Questo perché lo avevo pensato silenzioso e avevo pensato, prima di cominciare a scrivere, che non avrebbe esalato un solo grido.

Riguardo all'irreale... beh, prima si getta da un crepaccio e atterra senza danni pur essendo senza ali, poi affronta tre mostri di pietra e li fa a fette (anche se ci lascia un braccio). Muore da umano nel senso che ha un corpo, non è solo spirito, e nel senso che sacrificandosi, siccome Dio non lo perdonerà (secondo il diavolo, poi. Alla fine spetta al lettore pensare il finale che preferisce. La piuma che vola in alto è una sorta di finale aperto), lui andrà a finire all'inferno come un uomo, a soffrirne le pene per l'eternità.
Inoltre, prova speranze di un uomo, compie un gesto umano. Un angelo non avrebbe mai compiuto un atto simile.

Ho fallito il mio compito, se non sono riuscito a spiegarlo bene. D'oh!

Peccato... correggo le parti errate adesso. Il prossimo lo studierò un po' meglio.

Oh già, dimenticavo della voce roca. Anche quello è un errore del cavolo. Correggo anche quello :D

Dimenticavo, riguardo alla questione del non dir nulla, hai ragione, tant'è che dopo aver scritto lo spoiler ho pensato "ma è necessario dirlo?". Lo ammetto, alla fine mi sono risposto "diamine, qui qualcuno vede la scritta Angelo e andrà a pensare alle librerie intasate. Meglio lasciarlo"

Però hai ragione, ho sbagliato a scriverlo.
 
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Storyteller
view post Posted on 1/10/2011, 22:47




- Questione Cremisi: è vero, si trova spesso. Ma non vuol dire che si usi nel parlato. Se una parola viene esclusa dalla lingua parlata vuol dire che è senza dubbio ricercata. Poi può essere poetica, lirica, aulica o quant'altro, ma è almeno ricercata. Per il rosso scuro, è vero, non mi sono accorto che l'accostamento dei due termini generalizza. Chiedo scusa, nella mente mi stavo immaginando la scena del sangue nerastro, quindi mi è venuto spontaneo scrivere scuro. In ogni caso, però, pensaci un attimo: tu focalizzeresti meglio un "Rosso scuro", colore che si trova su tutte le matite dell'asilo, oppure un "Cremisi", che non si trova mai, neanche su quelle della Faber Castell (lol)? A te la scelta, tanto si tratta sempre di un minimo particolare.

- Questione "Scurezza": non devi colpevolizzarti per qualsiasi cosa che ti dico. Io vado ad intuito e percezione personale, a parte alcuni passaggi più eclatanti, così come tutti fanno nelle cose che sono, in generale, più soggettive. Per te che avevi la scena in mente mentre scrivevi, scure era perfetto, per me che ho dovuto focalizzare non lo era. In ogni caso, servono varie riletture per perfezionarsi al meglio, cosa che si trova rare volte la pazienza di fare e magari anche dopo anni che si scrive.

- Questione Trattini: tu fai come vuoi, i racconti sono tuoi ed è giusto che tu scriva come ti senti di farlo. Te l'ho detto soltanto perché in ogni sito di editoria italiana ti fanno usare il trattino medio seguito da uno spazio e non chiuso nei casi che ti ho detto. La prima volta vidi questa questione sulla parte dei Dialoghi dei Gamberi e fu lì che decisi di non usare mai in vita mia il trattino. Ho i miei fidati caporali al mio fianco ^_^
Poi si tratta di gusti.

- Questione Realtà della Scena: anche qui mi stai dando troppa importanza. Il fatto che io non abbia capito non è necessariamente colpa tua, ma probabilmente della mia ignoranza in materia. Non mi intendo di angeli o paradisi ed inferni che siano. Ho sicuramente frainteso. Resta il fatto che, però, avresti potuto spiegare un po' meglio le capacità di Hart, che sembra tanto umano quanto dis, tanto angelo quanto creatura peccatrice. Tutto questo è affascinante, ma, almeno a me, è arrivato poco. Senza dubbio ha contribuito il mio scarso interesse/documentazione a riguardo, quindi fai poco caso a quel che dico. Non so, probabilmente anche queste concezioni di verosimiglianza o non sono in gran parte soggettive, può darsi che un altro che legga il racconto ti dica che ha capito tutto e subito.

Anche per lo spoiler, non giustificarti così. Le mie erano opinioni che tenevo a dire, nulla di più. Prendile per quel che sono.
 
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Cercavoce
view post Posted on 1/10/2011, 23:02




Cremisi: Uhm... no. Continuo a preferire cremisi.

Sicurezza: Mai avuto problemi di insicurezza/autostima e quant'altro. Se m'incolpo è perché mi rendo conto che ho scritto una porcheria, tipo fiamme scure. Sul resto, come cremisi, non mi colpevolizzo affatto.

Trattini: Uhm uhm... mi sa che mi conviene passare al << (copierò e incollerò da word « e », così il problema non si pone. In effetti preferisco anch'io la doppia freccia.

Realtà: No, il discorso del "non m'intendo molto di..." non deve nemmeno essere accennato. Una buona storia è chiara al primo colpo, indipendentemente dalla cultura bibliografica del lettore. Se non è chiara, significa che non è buona. Punto.
Certo, poi se si fa leggere una buona storia con diversi elementi fantasy ad uno che non ha mai sospettato che esistessero libri al di fuori di quelli scolastici, ovviamente non capirà, ma prendendo in esame un lettore abituato a leggere un po' di tutto, la storia deve essere chiara.
Se non è chiara vuol dire che ho fallito il mio compito. Non ci sono scuse.

Questo non è un'ammissione d'incertezza. Io non sono insicuro del mio lavoro, sono invece SICURO che scriverò di meglio! :cannon:

PUOI FARE DI MEGLIO non è un motto da niente. Implica parecchie cose, spinge a migliorare sempre di più, a non accontentarsi. In alcune persone ciò porterebbe insicurezza (del tipo "non invio il manoscritto alle case editrici perché non sono pronto") in altre una volontà smisurata (tipo me, e perdona la mancanza di modestia).

Sto mettendo i miei racconti in firma perché voglio avere una sorta di linea d'evoluzione. Fra un anno o poco meno voglio vedere quanti racconti ho scritto e le differenze fra i primi e gli ultimi! :D
 
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Storyteller
view post Posted on 5/10/2011, 19:00




Okay allora, lascia cremisi. In fin dei conti, è questione d'interpretazione. Ogni lettore percepirà quel colore in un modo diverso. L'importante è credere sempre di aver fatto la scelta giusta. Poi, il racconto è tuo, non ho il diritto di obbligarti a fare qualcosa.

Non volevo dire che sei insicuro, ma semplicemente che un errore in un racconto non è un peccato mortale. E' vero che spacciare spazzatura commerciale per narrativa è un comportamento abominevole, ma è altrettanto vero che la narrativa è spesso soggettiva e identificare un errore è questione di interpretazione. Quindi evitiamo di stigmatizzarci per delle piccolezze. L'importante è conoscere i cardini, poi ci si migliora gradualmente. Hai scritto fiamme scure, la prossima volta non lo scriverai. Già essere consapevoli di aver fatto un passo in avanti è lodevole. Chi se ne importa se ho fatto l'errore, l'importante è non ripeterlo e averlo corretto.

Io amo le virgolette uncinate proprio per estetica. Mi piacciono di più. Per i pensieri uso il corsivo, quindi non c'è problema. Unica difficoltà: inserire dialoghi nei dialoghi. Ad esempio:
<<oggi la maestra mi ha chiesto "Niccolò, hai fatto i compiti per casa?">>
In genere si usano le virgolette alte. Io le odio, però purtroppo è così. Non so se si possa utilizzare anche il corsivo, ma ne dubito. Cercherò di evitare dialoghi in dialoghi.

Per la realtà, è vero, la storia dovrebbe sempre essere chiara. Però questo, in alcuni casi, contraddice il concetto di "precisione", cioè usare termini molto specifici. Se si usano parole da Devoto-Oli, si fa vedere che ci siamo documentati, ma diventiamo incomprensibili. Se si scrive in modo più chiaro e semplice possibile, si arriva molto di più, ma si rischia di dire boiate. Personalmente penso che si debba trovare una via di mezzo, dando priorità alla chiarezza. Voglio dire, prendi Assault Fairies. Gamberetta scrive in modo preciso e consapevole, almeno per quanto possa aver constatato io, ma in molti passaggi la situazione non mi è stata chiara. Ci ho messo mezz'ora per capire come facessero le fatine a risolvere una certa questione:
il disattivare la macchina sfruttata per distruggere Londra e poi l'atmosfera circostante

Questo probabilmente perché la reticenza e il lessico usati da Gamberetta sono stati esagerati, almeno per me. E' sempre meglio passare un po' per imprecisi, ma far comprendere i nostri messaggi, che far sfoggio di cultura ma risultare incomprensibili. In fin dei conti, la democrazia è un principio base della narrativa di genere. Comunque, opinioni personali.

"Puoi fare di meglio" è un concetto ammirevole e pienamente corretto, basta non esasperarlo. Se cerchi la perfezione, non ti accorgerai mai dei progressi che fai. Okay non adagiarsi sugli allori, ma neanche mettersi totalmente in discussione e perdere punti saldi e convinzioni. Poi, il fatto che tu sia favorevole alle critiche, è una cosa totalmente da lodare, è un esempio di vera umiltà, però, ho imparato per esperienza, che bisogna, in tutti i casi, avere spirito critico per decidere se la critica hai subito è veramente costruttiva per te, oppure no. Se una critica non ti porta nulla di buono, ma ti demolisce e basta, non va ascoltata. Altrimenti si rischia di essere sempre indulgenti e dare sempre ragione a tutti, perdendo le proprie idee.
Ancora, pareri personali.

A parte tutto, ancora complimenti per il racconto. ^_^
 
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Cercavoce
view post Posted on 5/10/2011, 19:57




CITAZIONE (Storyteller @ 5/10/2011, 20:00) 
Okay allora, lascia cremisi. In fin dei conti, è questione d'interpretazione. Ogni lettore percepirà quel colore in un modo diverso. L'importante è credere sempre di aver fatto la scelta giusta. Poi, il racconto è tuo, non ho il diritto di obbligarti a fare qualcosa.

Non volevo dire che sei insicuro, ma semplicemente che un errore in un racconto non è un peccato mortale. E' vero che spacciare spazzatura commerciale per narrativa è un comportamento abominevole, ma è altrettanto vero che la narrativa è spesso soggettiva e identificare un errore è questione di interpretazione. Quindi evitiamo di stigmatizzarci per delle piccolezze. L'importante è conoscere i cardini, poi ci si migliora gradualmente. Hai scritto fiamme scure, la prossima volta non lo scriverai. Già essere consapevoli di aver fatto un passo in avanti è lodevole. Chi se ne importa se ho fatto l'errore, l'importante è non ripeterlo e averlo corretto.

Io amo le virgolette uncinate proprio per estetica. Mi piacciono di più. Per i pensieri uso il corsivo, quindi non c'è problema. Unica difficoltà: inserire dialoghi nei dialoghi. Ad esempio:
<<oggi la maestra mi ha chiesto "Niccolò, hai fatto i compiti per casa?">>
In genere si usano le virgolette alte. Io le odio, però purtroppo è così. Non so se si possa utilizzare anche il corsivo, ma ne dubito. Cercherò di evitare dialoghi in dialoghi.

Per la realtà, è vero, la storia dovrebbe sempre essere chiara. Però questo, in alcuni casi, contraddice il concetto di "precisione", cioè usare termini molto specifici. Se si usano parole da Devoto-Oli, si fa vedere che ci siamo documentati, ma diventiamo incomprensibili. Se si scrive in modo più chiaro e semplice possibile, si arriva molto di più, ma si rischia di dire boiate. Personalmente penso che si debba trovare una via di mezzo, dando priorità alla chiarezza. Voglio dire, prendi Assault Fairies. Gamberetta scrive in modo preciso e consapevole, almeno per quanto possa aver constatato io, ma in molti passaggi la situazione non mi è stata chiara. Ci ho messo mezz'ora per capire come facessero le fatine a risolvere una certa questione:
il disattivare la macchina sfruttata per distruggere Londra e poi l'atmosfera circostante

Questo probabilmente perché la reticenza e il lessico usati da Gamberetta sono stati esagerati, almeno per me. E' sempre meglio passare un po' per imprecisi, ma far comprendere i nostri messaggi, che far sfoggio di cultura ma risultare incomprensibili. In fin dei conti, la democrazia è un principio base della narrativa di genere. Comunque, opinioni personali.

"Puoi fare di meglio" è un concetto ammirevole e pienamente corretto, basta non esasperarlo. Se cerchi la perfezione, non ti accorgerai mai dei progressi che fai. Okay non adagiarsi sugli allori, ma neanche mettersi totalmente in discussione e perdere punti saldi e convinzioni. Poi, il fatto che tu sia favorevole alle critiche, è una cosa totalmente da lodare, è un esempio di vera umiltà, però, ho imparato per esperienza, che bisogna, in tutti i casi, avere spirito critico per decidere se la critica hai subito è veramente costruttiva per te, oppure no. Se una critica non ti porta nulla di buono, ma ti demolisce e basta, non va ascoltata. Altrimenti si rischia di essere sempre indulgenti e dare sempre ragione a tutti, perdendo le proprie idee.
Ancora, pareri personali.

A parte tutto, ancora complimenti per il racconto. ^_^

sicurezza: tranquillo, il mio "che stupido ho scritto una porcheria" non è e mai sarà l'inizio di una qualche depressione.
E a proposito del "Puoi fare di meglio" hai ragione, perfettamente ragione. Sarebbe da dire "Puoi fare di meglio, ma non chiederti troppo". Il problema è che scrivendo in questo modo l'ordine perde d'intensità e non... insomma... non fa più scena! :P E non esorta come prima.

Sulla reticenza (nella mia abissale ignoranza ti chiedo: ma sei sicuro che reticenza significhi dire le cose senza farlo direttamente? :huh: Sul dizionario non dice proprio così :ph34r: ), è vero. Dannarsi per trovare un modo per dire qualcosa senza raccontarlo a volte è controproducente.

Per esempio, hai presente quando si socchiudono gli occhi con aria di sfida? Ecco, io non posso scrivere "Il guerriero socchiuse gli occhi", perché, a meno che in passato non abbia mostrato e spiegato che quando lui socchiude gli occhi lo fa sempre con aria di sfida, il socchiudere gli occhi può essere letto in altri modi: può essere un'espressione interrogativa, semplicemente un fastidio del sole, un segno di tristezza, ecc...
Insomma, meglio scrivere "Socchiuse gli occhi con aria di sfida" che lasciare solo "Socchiuse gli occhi". C'è meno reticenza, forse, e aria di sfida sono termini astratti (cosa ti immagini leggendo aria di sfida?), però c'è più chiarezza.
Decisamente meglio.

Riguardo ad Assault Fairies, io mi sono fermato dopo 50 pagine o giù di lì. La storia non mi ha preso molto. L'idea delle fatine fuori dai canoni (la prima parte mi ha fatto morire con Astride che impreca e beve birra) è carina e meritava una buona storia, ma personalmente non amo il genere perciò...
Ecco, qui posso esclamare senza timore di essere linciato un bel "De Gustibus"! :D

Ma stiamo andando Ot.
 
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Storyteller
view post Posted on 8/10/2011, 13:17




Reticenza: "figura retorica che consiste nell'interrompere una frase, lasciando il seguito all'immaginazione dell'ascoltatore". Il significato non è precisissimo, ma vuol dire quello. Usare reticenza in una storia significa dire ciò che è necessario, ma lasciare certe cose in sospeso per la fantasia del lettore. Ora, non voglio e non volevo dire che la reticenza sia/fosse sempre una cosa positiva, ma solo che a me piace molto, come figura retorica. L'idea che lo scrittore ti comunichi ciò che lui deve dire per forza, ma evitando infodump di vario genere, "As you know Bob..." o anche piccoli particolari di chiarimento più marginali ma spesso ugualmente fastidiosi non soltanto mi piace, ma credo fermamente che renda piacevole e scorrevole la lettura. A me i libri che rimangono sono quelli sui quali, anche dopo aver voltato pagina mi trovo a riflettere su quello che ho letto e a ragionare su quello che lo scrittore mi ha voluto comunicare, anziché quelli dove trovo tutto spiattellato e la mia fantasia personale di lettore viene uccisa sul nascere. Se volessi leggere una cosa spiattellata e infarcita di continui chiarimenti su ciò che lo scrittore vuole dire, leggerei un saggio o una sua autobiografia. Leggere un romanzo significa compiere una vera e propria opera creativa, al pari della scrittura, cioè immedesimarsi e capire la storia nei suoi più piccoli anfratti, ma utilizzando i propri mezzi cognitivi, non semplicemente immagazzinando a pappagallo le nozioni che l'autore mi comunica. Poi, sempre opinioni personali eh, il discorso che facevo sulla reticenza era molto generico, per dire che a me, se usata con parsimonia, piace molto. Poi è ovvio, quando se ne fa un uso spropositato e la storia diventa incomprensibile, probabilmente si è commesso un errore, ma dipende sempre da ciò che vogliamo comunicare. Se il messaggio che vogliamo trasmettere deve essere chiaro, anche noi dobbiamo essere chiari nell'esprimerlo, ma se questo messaggio vogliamo lasciarlo intendere al lettore, senza inserire nella storia "morali" di vario genere, probabilmente essere reticenti è una delle migliori soluzioni. La fantasia del lettore può prosperare e sono le riflessioni che il lettore fa sul libro dopo averlo letto che glielo fanno ricordare. Una storia spiegata non è narrativa, si sentirebbe troppo la voce del narratore. Una vera storia ha dei lati oscuri, così come li hanno le storie di vita reale. Poi, è chiaro, come dici tu, se stiamo descrivendo una scena, non dobbiamo omettere dettagli importanti che fanno capire al lettore di cosa stiamo parlando, ma possiamo sempre applicare il principio della reticenza a certe situazioni per creare effetti particolari come la suspense, l'eccitazione, il sense of wonder ecc... In sostanza, essere reticenti aiuta a far lavorare la fantasia del lettore, facendolo, di conseguenza, appassionare ed immedesimare di più, ma bisogna essere ugualmente trasparenti, altrimenti si rischia di ottenere l'effetto opposto, ovvero quello di non far vedere bene le scene per paura di spiegare, ma allontanando il lettore dalla narrazione.
Tutto questo è ovviamente una considerazione personale e rilancio il tuo concetto di "de gustibus", tanto per chiarire che, anche in questo caso, non c'è nulla di totalmente oggettivo, ma solo di parzialmente oggettivo unito ad un qualcosa di parzialmente soggettivo.




 
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Cercavoce
view post Posted on 9/10/2011, 15:44




Ora capisco che intendi. E, sì, hai ragione, credo che la reticenza sia una regola quasi "implicita" dello show don't tell. Se devi solo mostrare senza parlare, allora è normale che se riesci a farlo bene riesci ad essere reticente.
 
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Storyteller
view post Posted on 9/10/2011, 18:51




Direi di sì, a ben pensarci. Almeno nel caso in cui omettere dettagli inutili coincide con essere reticenti. Poi, lo Show don't Tell viene prima per il discorso della trasparenza, ma la reticenza può essere considerata una sua sottocategoria.
 
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Cercavoce
view post Posted on 9/10/2011, 19:08




Sì, penso la si possa definir così. Bene, allora puntiamo alla reticenza!
 
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incapace.
view post Posted on 6/4/2012, 11:26




Premetto che mi è piaciuto da morire, l'ho trovato intenso, poetico e affascinante...

L'unica cosa che "non mi ha convinta" sono due piccolezze:

CITAZIONE
Le mani stingevano una spada ciascuna, le lame rivolte verso terra

non so se posso permettermi... per un gusto puramente personale avrei preferito un'espressione come: ogni mano stringeva una spada, le lame rivolte verso terra.
Questo perchè non amo le espressioni come ciascuna...

CITAZIONE
- Sei arrivato, infine...-

Qui secondo me ci sarebbe stato meglio un: sei arrivato, alla fine...

Per il resto davvero secondo me non si può dire niente... mi inchino al vostro cospetto capitano :)
 
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view post Posted on 3/6/2018, 17:24
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Secondo me, questa tipologia testuale è fantasy, non romance. Per come è scritto, tanto di cappello anche se lo stile, per i miei gusti, è troppo enfatico.
 
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